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Taormina, Chiesa del Carmine, 26 luglio - 1 novembre 2009.

Ventisei anni dopo l’unica antologica a lui tributata, un’importante esposizione ospitata a Taormina ricorda un grande protagonista dell’arte del Novecento, Giuseppe Migneco (Messina, 1908 - Milano, 1997).
La mostra, documentata nelle pagine di questo catalogo, offre una panoramica completa dell’opera dell’artista siciliano, offrendo però un taglio inedito che pone l’attenzione sulla sua dimensione europea, che costituisce l’aspetto meno celebrato del pittore.
Se infatti viene frequentemente ricordato il suo forte impegno di critica sociale – legato alla frequentazione del gruppo “Corrente”–, la difesa degli umili o l’attaccamento nostalgico alla terra siciliana, meno nota è l’apertura della sua pittura all’arte europea, evidente in realtà fin dalle prime opere che, caratterizzate da pennellate sofferte e dai colori  acidi e bruciati, risentono chiaramente della suggestione di Van Gogh. Da qui l’artista seppe sviluppare, attraverso una rilettura dell’opera di Picasso, un inconfondibile linguaggio realista di forte critica sociale, caratterizzato da linee secche e nervose e dai toni cromatici lividi, dai quali si discostò nell’ultima stagione creativa, quando, abbandonate le speranze di riscatto in cui aveva creduto, giunse a una figurazione claustrofobica, dai colori violenti che lo avvicinano a Bacon.
Il catalogo, con i testi di Lucio Barbera, Marina Pizziolo e Annamaria Ruta, offre dunque il ritratto di un pittore che si colloca tra Van Gogh e Bacon e che, “isolano ma non isolato”, sa pienamente dialogare con la grande arte europea. (T-CA)

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