Antonio Sanfilippo Un maestro dell'Informale italiano
Author(s) | a cura di Fabrizio d'Amico | ||
Editor | Skira | Place | Milano |
Year | 2001 | Pages | 208 |
Measure | 24x29 (cm) | Illustration | 98 ill. a colori e 54 b/n n.t. - colors and b/w ills |
Binding | cart. edit. ill. colori - Hardcover | Conservazione | Nuovo - New |
Language | Italiano - Italian text | Weight | 1400 (gr) |
ISBN | 8884911176 | EAN-13 | 9788884911179 |
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Trento, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, 5 ottobre 2001 - 6 gennaio 2002.
A cura di Fabrizio D'Amico e Alessandra Tiddia. Scritti di Gabriella Belli, Fabrizio D'Amico, Giovanni Maria Accame, Irene Amadei, Pier Paolo Pancotto.
Autore ancora poco noto, anche se è accertato il suo ruolo di punta in Italia tra gli iniziatori di una pittura di puro segno, Antonio Sanfilippo (1923-1980) sosteneva che il “segno è l’elemento essenziale dell’espressione, il primo grado di una forma, l’articolazione di un linguaggio”. La monografia, che accompagna l’esposizione trentina, intende promuovere l’attenzione su questo protagonista dell’astrattismo italiano ed europeo, dimenticato dalla storiografia critica, ricostruendone il percorso artistico dagli anni Cinquanta fino ai primi anni Settanta attraverso quasi un centinaio di opere – principalmente dipinti ad olio affiancati da una sezione di opere grafiche, appartenenti a collezioni private (tra cui il prezioso Archivio Sanfilippo, curato dalla figlia Antonella) e ai più importanti musei d’arte contemporanea d’Italia. Gli esordi del maestro siciliano lo portano ad avvicinarsi al Neocubismo, linguaggio che allora “dominava” la scena, e lo vedono partecipare assiduamente al gruppo FORMA, di cui fa parte anche la moglie Carla Accardi, compagna che grande importanza avrà sul suo percorso artistico, soprattutto nella fase monocromatica dei secondi anni Cinquanta.
Con il 1950 l’artista individua la propria strada che lo porterà, dal concretismo di matrice cubista e costruttivista, a definire quello che è stato chiamato il “segno” di Sanfilippo.Il volume approfondisce la sua opera a partire dal 1952, soffermandosi sinteticamente sugli anni precedenti. È dal biennio 1953-54 infatti che la nozione di segno diventa cruciale: “Mi servo quasi esclusivamente di segni grafici posti sulla superficie con molta immediatezza e rapidità e tali da formare un insieme non arbitrario o casuale ma conseguente ad un determinato ragionamento formale. La forma viene così determinata dal complesso variamente raggruppato dei segni che nei miei quadri hanno una grande variazione” disse l’artista.Altrettanto importante, nel suo ricercare, è il concetto di spazio, uno spazio “da riempire, da popolare, da infittire: con un horror vacui che è prima di tutto amore per la forma originaria” così come ebbe a precisare. Questo concetto è strettamente correlato alla differenza – fondamentale nel pittore siciliano – tra informale e astrattismo. Antonio Sanfilippo fu un “maestro dell’Astrattismo europeo”, più che dell’informale, perché una forma (“nuvola, galassia, o corpo celeste”) definibile e definita, è presente nelle sue opere, seppur forse intesa come spazio invaso dal segno-colore. (T-CA)
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