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Francesco Lorenzi (1723-1878) gli Affreschi

Francesco Lorenzi (1723-1878) gli Affreschi
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Edizioni Via Postumia Vercelli
2002 186
21x29 (cm) num ill colori, 146 ill. b/n n.t. - colors and b/w ills
bross. ill. a colori - paperback Usato ottime condizioni - used very good
Italiano - Italian text   1400 (gr)
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Gli esordi
Francesco Lorenzi nasce a Mazzurega (VR) nel 1723 da famiglia agiata che vantava parentela diretta, per parte di madre, con la famiglia Badile anch'essa originaria del paese. Infatti Villa Cavarena, originariamente proprietà del pittore Antonio Badile, suocero di Paolo Caliari , passò ai Lorenzi e divenne fissa dimora del celebre abate Bartolomeo Lorenzi, fratello di Francesco. Di questa lontana ascendenza con i celebri pittori Badile e, indirettamente, con Paolo Veronese, Francesco Lorenzi sente sempre il fascino; quest'ultimo in particolare, viene dal pittore stesso considerato modello di riferimento. Il giovane Francesco riceve inizialmente una preparazione culturale generale, con speciale attenzione per gli studi poetici, e solo in un secondo momento si volge verso il mondo dell'arte.

Le raccomandazioni di Maffei
Distintosi per l'abilità nel disegno viene indirizzato alla scuola del Brida, ma doveva essere un allievo straordinariamente precoce, tanto che, di lì a tre anni, perviene addirittura alla bottega di Giambattista Tiepolo a Venezia: era il 1745. Non sappiamo come sia stato possibile, per il giovane e sconosciuto Francesco, accedere alla prestigiosa bottega, sappiamo, però, che c'era una persona in stretto contatto sia con il Brida che con il Tiepolo: il celebre Scipione Maffei. È probabile che sia questi il tramite tra Verona e Venezia, anche perchè qualche anno più tardi il Maffei scriverà una lettera di presentazione per Lorenzi, definendolo "bravo pittore". Fin da giovane, quindi, Lorenzi era inserito ai massimi livelli della cultura veronese.
 
Presso Tiepolo
La permanenza presso la bottega di Tiepolo fu di cinque anni, spesi presumibilmente ad affinare il disegno, la composizione e la tecnica ad olio. Lorenzi non partecipa, se non come garzone di bottega, alle imprese a fresco. Abbiamo invece prove che trascorse molto tempo a trarre schizzi dai lavori del maestro, in particolare dai modelletti preparatori.

Il ritorno a Verona
Nel 1750 Tiepolo parte per Würzburg e Lorenzi torna a Verona dove apre subito una propria bottega, impegnata soprattutto nella produzione di pale d'altare e quadri istoriati che vengono inviati in tutto il Nord-Italia (13 grandi città e 38 paesi) e all'estero (Lipsia, Praga e Londra).L'attività di Lorenzi è ben avviata e specializzata nella tecnica ad olio, in cui raggiunge un'estrema raffinatezza. Lorenzi è anche impegnato sul fronte editoriale: le sue illustrazioni vengono incise dal fratello Giandomenico e dal collega Cunego e inserite nei principali trattati scientifici del tempo.

Ancora con Tiepolo
Nel 1761 una svolta importante: Tiepolo viene ad affrescare il soffitto di Palazzo Canossa a Verona e Lorenzi, recatosi a salutare e forse ad aiutare il maestro nell'impresa, è sollecitato a dedicarsi alla tecnica dell'affresco, che il pittore dichiara di non aver mai praticato in precedenza. I risultati sono talmente incoraggianti che Giandomenico Tiepolo attribuisce erroneamente al padre gli affreschi dell'allievo. La reputazione di Lorenzi accresce, anche per questo episodio, rapidamente; Tiepolo, nel frattempo, parte per la Spagna da dove non farà più ritorno.

Cicli veronesi
Lorenzi si fa strada come depositario del linguaggio tiepolesco e riceve ben presto importanti commissioni a Verona: del 1764 è l'impresa di Palazzo Ferrari, in compagnia con Galli Bibiena, Pavia e Maccari. Quest'ultimo diviene il suo fedele quadraturista nei cicli successivi. Attorno al 1766 viene chiamato ad affrescare il prestigioso Palazzo Giusti al Giardino e quindi il Palazzo Malaspina in centro città. Attorno al 1773 affresca l'Oratorio Huberti di San Martino Buon Albergo e Villa Vecelli Cavriani. Negli stessi anni riceve commissioni dai Serenelli, dai Canossa a da tante altre famiglie altolocate veronesi.

Cicli vicentini
Per circostanze non ancora chiarite Lorenzi viene chiamato a lavorare a Vicenza tra il 1773 e il 1776: lascia testimonianze importanti in Palazzo Leone Montanari, Palazzo Godi-Nievo e Palazzo Poiana. Per questi cicli si avvale del decoratore vicentino Paolo Guidolini, che da questo momento sostituisce Maccari e diventa il fedele collaboratore di Lorenzi. A Dueville, nell'Oratorio di Villa da Porto, affresca uno splendido ciclo mariano monocromo. Lascia, infine, un'importante Pala a S. Vito di Leguzzano.

Cicli piemontesi
Tornato da Vicenza, Lorenzi si trattiene presumibilmente a Verona solamente due anni. Dal 1778 al 1783 lo ritroviamo a Casale Monferrato assieme a Guidolini, al servizio della potente famiglia Gozzani. Ancora ignoto il tramite tra Lorenzi e Casale, ma probabilmente va inquadrato nei rapporti che si erano instaurati tra artisti vicentini e committenza casalese. Il Palazzo Gozzani di Treville, dove Lorenzi ha affrescato quattro sale, era stato progettato da Bertotti Scamozzi.
Nel vicino Palazzo Gozzani di San Giorgio Lorenzi e Guidolini realizzano uno dei più vasti cicli figurativi del Settecento, composto da un salone e 13 sale affrescate, ognuna corredata da un ciclo di sovrapporte. Nel terzo Palazzo, Cocconito da Montiglio, Lorenzi dipinge un ciclo di 11 sovrapporte.
Nello stesso periodo affresca un palazzo ad Alessandria e riceve la commissione di alcuni quadri per la chiesa di S. Alessandro. L'attività casalese costituisce la consacrazione del pittore, il momento in cui si svincola dal retaggio tiepolesco per assumere una personalità propria.

Il ritorno a Verona La gloria assunta in Piemonte ha scarsi echi in patria, nonostante le importanti commissioni di Palazzo Forti e Palazzo Ottolini, realizzate presumibilmente durante le soste dei lavori casalesi. Dopo il rientro Lorenzi cerca, invano, di ricevere una commissione dal conte vicentino Cordellina. A due anni dal ritorno a Verona si ammala e smette di dipingere. I quadri alessandrini verranno terminati da Saverio della Rosa; nel 1787 Lorenzi si spegne in silenzio. L'avvento di Napoleone, di lì a pochi anni, contribuirà a far scendere l'oblio sul pittore.
 
Fortuna critica
vissuto tra il 1723 e il 1787, è definito da Sergio Marinelli "il più fedele degli allievi" del grande Giovambattista Tiepolo, ed è anche l'unico veronese ad aver frequentato la sua bottega. Quando Tiepolo partì definitivamente per la Spagna nel 1761, Lorenzi divenne uno dei pittori più richiesti per la sua capacità di riproporre il linguaggio del maestro, che con il tempo reinterpretò con una sua cifra personale.
Alla fine dell'Ottocento la sua fama era ancora assai viva, tanto che lo storico Zannandreis dichiarava che nel campo del disegno "pochi ebbe pari e nessuno a lui superiore".
Il suo spessore culturale era tale che, secondo Zannandreis, il Tiepolo "ebbe dal Lorenzi in iscritto tutta l'idea che gli si rendea necessaria" per il grandioso affresco dedicato alla "Gloria di Spagna" del Palazzo Reale di Madrid.
Nel 1960 Rodolfo Pallucchini scelse di inserire Lorenzi come unico esponente veronese nella monumentale monografia sulla pittura veneziana del Settecento, dichiarando che nel 1787 "scompariva un artista colto che aveva concluso la grande civiltà del rococò veneziano secondo la nuova moda che intanto incalzava, diffondendosi nella cultura veneta. Quel che più sorprende è che il gusto del pittore veronese non sia affatto accademico, ma riesca a trasformare lo spirito del Tiepolo nel nuovo linguaggio neoclassico".
 
 

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