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Una diretta, originale e approfondita analisi degli anni settanta a cui, per la prima volta, si dà un'identità forte quanto dovuta. Un'indagine di piglio semiologico più che una rassegna in qualche modo completa dei fenomeni artistici. Infatti, si chiamano in causa, a mo' di testimonianza, quei movimenti, gruppi, artisti, idee che sono indispensabili od opportuni per la comprensione dei caratteri fondamentali del periodo.
Il filo rosso è dato dalla interrelazione continua tra i fenomeni di carattere sociologico, filosofico teorico e una speciale messa a fuoco della produzione extraoggettuale, della sperimentazione e delle nuove tecnologie.
Una perlustrazione a un tempo distaccata (sebbene l'autore in quegli anni sia stato attivo come critico e teorico) e appassionata, lucida e coinvolgente, che offre un reportage fedele e anche stimolanti proposte interpretative.
"In questo libro Carmelo Strano richiama l'attenzione sui caratteri dell'arte, e più in generale dell'estetica, degli anni settanta, aspetti che non sono mai stati adeguatamente valutati... Egli mette... in evidenza ciò che descrive come lo 'slittamento dal rapporto con la scienza al rapporto con le tecnologie'... ... quel decennio segnò l'inizio del declino del dominio americano nelle arti visive, e l'avvento di un più alto grado di pluralismo culturale...
Il mondo dell'arte in cui viviamo è stato radicalmente trasformato nel corso degli ultimi trent'anni, per ragioni geografiche, sociali e politiche... Carmelo Strano suggerisce che i suoi veri inizi sono da cercare in ciò che accadde in un decennio che, seppure finora trascurato e frainteso, vide crearsi una nuova forma di avanguardia socialmente molto più rilevante." (Edward Lucie-Smith, Prefazione) (T-CA)

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