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Milano, La Triennale Design Museum 28 febbraio - 4 aprile 2010
Firenze, Museo Salvatore Ferragamo 12 maggio - 9 agosto 2010.

Per la prima volta si può ammirare l’intero guardaroba personale della Divina, come mai nessuno l’ha visto e studiato, un ricchissimo archivio di abiti, cappelli, foulard, guanti, innumerevoli pantaloni e camicette della diva conservati dai discendenti con rispettosa cura.

Accanto alle fotografie in bianco e nero del suo splendido volto, i costumi di scena e gli abiti di uso quotidiano, descrivono le tappe fondamentali dello “stile Garbo”, ancora oggi chiaramente riconoscibile e attuale e interpretano il mistero di questa grande attrice oltre il cinema, del quale fu uno dei simboli più inarrivabili del momento, mettendone in evidenza la contemporaneità, il minimalismo e l'essenzialità.

Un libro impedibile per gli appassionati di moda, fotografia e storia del cinema.

È fuor di dubbio che il fascino della Garbo fu determinato in parte dagli abiti bellissimi che indossava sullo schermo. Il suo modo di vestire nella vita privata, però – una mescolanza di capi anonimi e di abiti firmati da Christian Dior, da Givenchy, da Emilio Pucci, da Valentina –, non era un’estensione del modello rappresentato sullo schermo. Greta amava un abbigliamento minimale, comodo e funzionale, molto sportivo, che prendeva a prestito capi e accessori da quello maschile. Non seguiva le regole convenzionali della moda: “Se lo poteva permettere”, scriverà nel 1944 Irene Brin, “era l’unica autorizzata alle scarpe di corda, ai capelli stinti, alle magliette economiche… come diceva Balzac, la semplicità è un lusso riservato alle persone ricchissime di denari o di sentimenti”. (T-CA)

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