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Le vie del sole La 'scuola di Staggia' ed il paesaggio in Toscana fra Barbizon e la 'macchia'

Le vie del sole La 'scuola di Staggia' ed il paesaggio in Toscana fra Barbizon e la 'macchia'
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Pacini Editore Pisa
2014 160
24x30 (cm) ill. a colori e b/n n.t. - colors and b/w ills
bross. ill. a colori con alette - paperback Nuovo - New
Italiano - Italian text   1200 (gr)
8863157367 9788863157369
 

not available

Seravezza, Palazzo Mediceo, 5 luglio - 7 settembre 2014.

Testi di Silvio Balloni, Laura Dinelli, Stefania Laudoni, Nadia Marchioni, Luisa Martonelli, Elisabetta Palminteri, Andrea Tenerini.

Un’esposizione che vuole rendere omaggio a quei pittori che, dal 1853 nella campagne di Staggia vicino Siena, abbandonarono un approccio “accademico” al paesaggio, per anticipare una visione più personale, intima e quotidiana della natura che culminerà poi nel movimento dei “macchiaioli”.
Questo gruppo di artisti, definiti informalmente nel 1873 da Telemaco Signorini come “Scuola di Staggia” e che secondo i ricordi dello stesso artista tentarono “Le vie del sole”, si erano riuniti intorno ai pittori di origine ungherese Carlo Markò junior e a suo fratello Andrea, figli di quel Carlo Markò senior che nel suo atelier fiorentino dagli anni Quaranta, aprì una propria scuola di paesaggio. Insieme a loro artisti come Emilio Donnini e Serafino De Tivoli e poi Carlo Ademollo, Lorenzo Gelati, Alessandro La Volpe, Curio Nuti e Michele Rapisardi. Una produzione fino adesso poco conosciuta ma che rappresenta un momento cruciale nel rinnovamento della pittura del paesaggio in Toscana.
Il percorso espositivo parte dallo scenario del paesaggio romantico a Firenze fra gli anni Trenta e Cinquanta dell’Ottocento, passando da una scelta di straordinari dipinti dei pittori della scuola di Barbizon che, a partire dalla fine degli anni Venti dell’Ottocento, nei pressi di Parigi riuscirono, ritraendola dal vero, a rivoluzionare la pittura di paesaggio. I protagonisti di questa “scuola”, fra cui Charles-Françios Daubigny, Narcisse-Virgile Diaz de la Peña, Jules Dupré, Constant Troyon, sono presenti in mostra sia per rimarcare la distanza che separava questa pionieristica interpretazione del paesaggio dalla contemporanea pittura romantica toscana, sia per indicare l’esempio al quale molti degli artisti innovatori gravitanti intorno a Firenze seppero guardare, alla metà del diciannovesimo secolo, per fondare la loro nuova visione del paesaggio. (T-CA)

 
 

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