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Siena, Santa Maria della Scala, Palazzo Squarcialupi, 23 giugno 2006 - 8 ottobre 2006.

Testi di Cecilia Alessi, Alessandro Angelini, Raffaele Argenziano, Franco Cardini, Ippolita di Majo.

La mostra e il catalogo nascono dal restauro delle due grandi pale di Matteo di Giovanni dipinte, nel 1482 e nel 1491, per le chiese senesi di Sant'Agostino (1482) e dei Servi di Maria. Il tema che vi si narra è la Strage degli Innocenti perpetrata da Erode, un soggetto antico e profondamente radicato nella tradizione iconografica sacra, che abbandona le parti accessorie di un'ancona d'altare, predella e lunetta, per occuparne la scena centrale.

Da questo "caso" artistico tutto senese prendono il via rapporti e connessioni che tentano di ricostruirne le ragioni e le occasioni che hanno prodotto questo fenomeno artistico. Per via di affinità e divergenze vengono prese in esame le altre due Stragi eseguite dal pittore senese: quella del commesso marmoreo del pavimento del Duomo del 1481 e quella, ancora in tavola, approdata a Napoli. Proprio di quest'ultima opera viene proposta una nuova lettura critica e una nuova cronologia riportandola indietro nell'attività del pittore, ad anni non lontani dalle pale che Matteo aveva dipinto per la cattedrale di Pio II a Pienza. Una "scoperta" che non solo getta luce sui committenti della tavola napoletana e sull'ambiente culturale che produsse questa prima prova e probabilmente anche le altre Stragi, ma propone anche il ruolo di avanguardia che Matteo di Giovanni assunse nel quadro dell'arte senese della seconda metà del Quattrocento: un protagonista alla pari di Francesco di Giorgio Martini e che, come lui, sapeva dialogare con i fatti più nuovi del panorama artistico italiano e con quella nuova rinascenza senese, stimolata da Pio II, che ebbe nella scultura i suoi primi effetti e la sua più strabiliante attuazione. Ad evidenziare i progressi dello stile di Matteo viene proposto da Alessandro Angelini un suo percorso, fatto di opere quasi inedite o poco conosciute, che ne ripercorre, in perfetta consonanza di tempi e di stile, tutta l'attività: dagli anni giovanili, fino a quelli delle quattro Stragi. Per inserire il tema della "Strage degli Innocenti", tante volte illustrato, ma mai quattro volte dallo stesso pittore in poco più di un ventennio, dalla fine degli anni sessanta all'ultimo decennio del Quattrocento, nel più vasto panorama di quel tempo, si indagano, le possibili ragioni storiche che hanno spinto diverse committenze a investire l'artista, al di fuori della pura coincidenza, di un incarico prestigioso da un lato, in termini di formato e di collocazione, ma anche per comunicare un messaggio forte e chiaro di cui si analizzano tutte le ipotesi ritenute probabili per giustificare scelte così significative. La ricerca pertanto non si limita al campo strettamente artistico, ma parte dai necessari fondamenti storici discussi nel suo saggio da Franco Cardini. Da qui, partono, per vari campi di indagine e per vari autori, informazioni, ipotesi, suggestioni; una rilettura ad ampio spettro di tutte le possibili problematiche dettate dalle quattro varianti del soggetto e che hanno portato a considerazioni inedite scaturite dal confronto serrato e dall'analisi dei testi che il restauro ha concorso a disgelare e che qui trova un ampio chiarimento.

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