Pasqualino Rossi 1641-1722 Grazie e affetti di un artista del Seicento
Author(s) | a cura di Anna Maria Ambrosini Massari, Angelo Mazza | ||
Editor | Silvana Editoriale | Place | Milano |
Year | 2009 | Pages | 232 |
Measure | 23x29 (cm) | Illustration | 50 ill. a colori e 70 ill. b/n n.t. - colours and b/w ills |
Binding | bross.ill colori con alette - paperback illustrated | Conservazione | Nuovo - New |
Language | Italiano - Italian text | Weight | 1500 (gr) |
ISBN | 8836613454 | EAN-13 | 9788836613458 |
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Ancona, Serra San Quirico, Polo museale di Santa Lucia, 1 marzo - 13 settembre 2009.
Il nome di Pasqualino Rossi (1641 -1722), pittore di origine vicentina attivo nelle Marche e a Roma, dove era apprezzato e ricercato dalla grande committenza locale e internazionale, cadde nell’oblio dopo la sua morte: per quasi tre secoli non si scrisse praticamente nulla di lui, e la paternità delle sue opere, di alto livello qualitativo, venne attribuita ad altri illustri artisti.
Solo a cominciare dagli anni venti del Novecento la sua produzione venne riscoperta, grazie all’attenzione rivoltagli da studiosi del calibro di Roberto Longhi e Federico Zeri.
Finalmente una grande mostra, documentata in questo volume, restituisce alla storia la personalità di questo importante protagonista del Barocco, i cui quadri alimentarono le collezioni delle famiglie Pallavicini, Pamphilj e Colonna, solo per citarne alcune.
Nella sua pittura è evidente una grande attenzione alla tradizione artistica marchigiana, di Lorenzo Lotto e Federico Barocci. E proprio nelle Marche, nella chiesa di Santa Lucia a Serra San Quirico, rimane, quale grandiosa testimonianza della sensibilità del pittore, l’abside, splendidamente affrescato con le storie della santa.
Il volume presenta i soggetti sacri della chiesa di Santa Lucia e un’ampia selezione di opere “da cavalletto”, raffrontate con quelle di altri maestri del Seicento, dal veneto Pietro Vecchia ad altri dell'ambiente romano dei Bamboccianti, fino ai modelli di Monsù Bernardo, Antonio Amorosi, Pier Leone Ghezzi, e dei settecenteschi Pietro Longhi e di Giuseppe Maria Crespi, con i quali spesso è stato confuso. (T-CA)
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