Pietro Leopoldo Granduca di Toscana
Author(s) | Helga Peham | ||
Editor | Casa Editrice Bonechi | Place | Firenze |
Year | 1990 | Pages | 320 |
Measure | 14x22 (cm) | Illustration | ill. b/n n.t. - b/w ills. |
Binding | Pelle ed. sovracc. ill. colori - hardcover | Conservazione | Usato ottime condizioni - used very good |
Language | Italiano - Italian text | Weight | 1000 (gr) |
ISBN | 8870093514 | EAN-13 | 9788870093513 |
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(Vita e Costume - Le Chiacchere).
Nella memoria storica popolare degli austriaci, Pietro Leopoldo non è conosciuto che vagamente anche se, con il nome di Leopoldo II, fu il penultimo imperatore del sacro romano impero di nazione tedesca proveniente dalla casa viennese.
Per i fiorentini e per i toscani, al contrario, il granduca Pietro Leopoldo è una memoria via: le parole "granduca" e "granducato" hanno, per alcuni, la suggestione del "buon tempo antico".
E vero che "il granduca" per antonomasia è l'omonimo suo nipote Leopoldo Il che i sudditi chiamarono "Canapone" per il particolare colore dei capelli e per la bonomia del vivere ma è altresì vero che Pietro Leopoldo, granduca di Toscana, svolse sulle rive dell'Arno, prima dell'ascesa all'impero la sua più illuminata attività politica. Dei granduchi, insomma, Canapone fu il più popolare ma ai toscani di una certa cultura Pietro Leopoldo apparve sempre come il grande riformatore, come l'autore di quelle "riforme leopoldine" che cambiarono notevolmente la vita della loro terra. È dunque cosa naturale che fra il 1911 e il 1912, il Comune di Firenze, occupandosi della toponomastica di un nuovo rione cittadino, abbia stabilito di dare alla sua piazza più importante il nome di Pietro Leopoldo e alle vie che vi fanno capo i nomi dei giuristi, degli economisti e degli storici toscani che appoggiarono e resero feconda l'opera del sovrano, dal Tanucci a Sallustio Bandini, dal Mayer a Pompeo Neri. Condusse, dunque, in Toscana Pietro Leopoldo, un'intelligente politica da despota illuminato varando una serie di riforme di spirito aperto e moderno, abolendo strutture feudali e ispirandosi ai principi del giurisdizionalismo, sopprimendo l'Inquisizione e assecondando le riforme del vescovo giansenista di Pistoia, Scipione de' Ricci. (T-CA)
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