Guercino racconti di paese. Il paesaggio e la scena popolare nei luoghi e nell'epoca di Giovan Francesco Barbieri Libreria della Spada Libri esauriti antichi e moderni

Guercino racconti di paese Il paesaggio e la scena popolare nei luoghi e nell'epoca di Giovan Francesco Barbieri

Guercino racconti di paese Il paesaggio e la scena popolare nei luoghi e nell'epoca di Giovan Francesco Barbieri
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Federico Motta Editore Milano
2001 207
24x29 (cm) 75 ill. a colori e 90 b/n n.t. -75 color ills and 90 b/w
bross. ill. a colori in cofanetto ill. - paperback in slipcase Nuovo - New
Italiano - Italian text   1600 (gr)
8871792955 9788871792958
 

momentaneamente non disponibile

Cento, Pinacoteca Civica, 24 marzo - 25 luglio 2001.

Testi di Daniele Benati, Francesca Baldassarri, Fausto Gozzi, Alessandro Marchi, Massimo Pulini, Elisabetta Sambo, Maria Lucrezia Vicini.

Questo volume nasce intorno a un'importante scoperta: il ritrovamento, da parte di Massimo Pulini, di un dipinto giovanile di Guercino "La Fiera sul Reno Vecchio" che, insieme ad altre novità emerse negli ultimi due anni, ha permesso di ricostruire lo sviluppo del paesaggio con scene popolari nella pittura del Seicento emiliano, con un'attenzione particolare alle rappresentazioni del lavoro, del commercio e, in generale, del quotidiano.
Per la prima volta si completa quella lacuna che sembrava limitare al disegno e all'incisione - ad esempio le ristampe di Annibale Carracci dei "Mestieri per via" - l'attenzione alle scene feriali di mercati e mestieri, strettamente connesse alle rappresentazioni di paesaggio non motivate da ragioni religiose o auliche. L'attenzione sviluppatasi a Cento alla quotidianità come risposta antiaulica è ben approfondita nella prefazione di Daniele Benati - Il Guercino, Cento e la pittura "di realtà" - attorno alle figure di Giovan Francesco Barbieri e del fratello Paolo Antonio, autore di nature morte. Tale ricca produzione di "pittura profana" fu certamente motivata dalle richieste di mercato di quella "società operosa" attiva intorno al centro emiliano.
Seguono due importanti saggi di Massimo Pulini. Il primo "Racconti di paese. Il paesaggio e la scena popolare nella pittura emiliana del XVII secolo" è un lungo saggio che prende avvio dal ritrovamento della tela di Guercino "La Fiera sul Reno Vecchio", una scena precisa della fiera che si teneva presso Cento. I molteplici aspetti di questa indagine sottolineano importanti novità entro il contesto culturale della scena popolare legata al paesaggio, compiendo alcuni passi indietro fino a Ludovico Carracci e poi, avanzando, alle varie figure di artisti che hanno toccato questo tema nel Seicento. Il secondo saggio "Guercino di fronte al paesaggio" è suddiviso in due capitoli: uno sulle sue opere pittoriche a prevalenza paesaggistica e uno sulla vasta produzione di disegni di identico tema, indagati ricostruendo il ruolo di seguaci, ma anche di copisti e falsari. è già da tempo individuata la figura del "Falsario del Guercino", che costituisce uno dei primi esempi di falsificazione sistematica e testimonia altresì la precocità di un mercato del disegno autonomo. Viene invece per la prima volta ricostruita la produzione di disegni di paesaggio del nipote Cesare Gennari, partendo dal ritrovamento di alcuni fogli certi. è stato così possibile separare diverse sue prove dal folto numero di disegni che venivano genericamente attribuiti a Guercino. Quasi sempre i paesaggi sono popolati da figurine, "presenze" interne alla scena popolare, che Pulini con grande puntualità e suggestione definisce "l'umano paesaggio".
Segue poi un saggio di Fausto Gozzi "Dai, dai al'mat". Il Guercino e la caricatura, attività, contrariamente a quanto ritenuto sino ad oggi, sicuramente non marginale e secondaria di Giovan Francesco che ben conosceva le caricature di Leonardo. La consistenza di questo nucleo di opere testimonia come a Cento oltre a un'indiscussa, preminente richiesta di commissioni di soggetti sacri, si fosse formato parallelamente un nuovo gusto, una nuova richiesta di ilarità e di umorismo, riflesso di una società di gusti nuovi.
L'ultimo saggio di Alessandro Marchi "Le Arti che vanno per via", approfondisce il tema delle incisioni di mestieri da Annibale Carracci a Giuseppe Maria Vitelli a Giovanni Maria Tamburini: tre inventori di serie di mestieri di lavoratori ambulanti. Tali rappresentazioni di personaggi in piedi in esterno può essere considerata una particolarità bolognese.
Segue il catalogo delle opere suddiviso in cinque sezioni: Tra cucina e cortile, con immagini di operosità domestiche; Caccia pesca e lavori agresti, con opere studiate per l'occasione; Festini all'aperto, con importanti inediti di Mastelletta e di Ludovico Carracci; Dal bucolico al quotidiano, che analizza opere di vario orientamento narrativo: dipinti di esplicito intento filosofico rapportati ad altri di prevalente ragione paesaggistica, ricchi di affascinanti annotazioni di cronaca paesana e rurale e, infine, Mercati e mestieri, sezione che riserva le novità più importanti di questa ricerca.

Il volume indaga tutta la complessità della pittura di paesaggio e della scena di genere nell'Emilia del Seicento, anche in rapporto con la pittura lombarda (a questo proposito si ricorda il raffronto Vincenzo Campi - Bartolomeo Passerotti). Dalle scene sacre di Jacopo Bassano e dello Scarsellino, una sorta di precedente cronologico in quanto interpretate dalla parte degli umili lavoratori, il dialogo tra i dipinti si dipana attraverso gli elementi ancora cinquecenteschi di Nicolò dell'Abate con il suo stile visionario, quasi filonordico e favolista; i più "classici" esempi di Domenichino con i suoi paesaggi sospesi e sereni e i personaggi dal respiro antico e i tre Carracci da cui trae origine l'attenzione verso il lavoro delle botteghe e il commercio. L'ispirazione più naturalistica, anche se interpretata e sognata, di Guercino con la sua emozionale concretezza e fisicità viene a definirsi grazie a La Fiera sul Reno Vecchio quale riferimento diretto di quello che è considerato uno dei capolavori di Giuseppe Maria Crespi la Fiera di Poggio a Caiano in un continuum espressivo ben evidente nell'impostazione del paesaggio. Proprio con Crespi si chiude l'ultima sezione del volume, una carrellata di dipinti con scene di mercato e professioni che, partendo da Bartolomeo Passerotti, morto nel 1592, giunge, attraverso un ampio arco cronologico, fino ai primi decenni del XVIII secolo.


Note alle condizioni del volume

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