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I dibattiti per la facciata del duomo di Milano 1582 -1682 Architettura e Controriforma

I dibattiti per la facciata del duomo di Milano 1582 -1682 Architettura e Controriforma
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Electa Milano
2004 476
22x29 (cm) 199 ill. b/n n.t. - b/w ills
bross. ill. a colori con alette - paperback usato come nuovo - used like new
i   2500 (gr)
8837025416 9788837025410
 

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(Documenti di Architettura 153).

Rivalità professionali, lunghi dibattiti sulle scelte architettoniche, programmi della Riforma, celebrazioni cardinalizie e imperiali si sono più volte sovrapposti e intrecciati con le vicende della facciata del Duomo di Milano. Il volume intende ripercorre le fondamentali tappe del dibattito architettonico relativo ai caratteri delle facciate delle chiese, di cui il Duomo doveva rappresentare inevitabilmente un modello ideale nel mondo della Controriforma, riproponendo per la prima volta la pubblicazione del corpus completo dei dibattiti e dei progetti elaborati tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento.
Bella o lasciva? I dibattiti per la facciata del duomo di Milano
 
Quella della costruzione della facciata del Duomo di Milano è una delle vicende più tormentate nella storia dell'architettura italiana ed è l'argomento del volume Electa Architettura e Controriforma. I dibattiti per la facciata del Duomo di Milano, 1582-1682.
 
Innumerevoli ragioni contribuiscono a rendere la costruzione della facciata del Duomo di Milano un complicato nodo storiografico, risultato dell'intrecciarsi di accesi confronti tra committenti, esperti, tecnici, gerarchie ecclesiastiche e dello scontro tra diverse mentalità e differenti maniere di interpretare i dettati della Controriforma - un nodo, quindi, con cui chiunque studi i modi in cui la professione dell'architetto è venuta evolvendo dalla seconda metà del Cinquecento deve confrontarsi. I progetti e le discussioni di cui Repishti e Schofield esaminano l'evoluzione e i significati, si succedettero dagli anni Ottanta del Cinquecento e trovarono conclusione solo nel Novecento.
 
Alla metà del Seicento, una volta abbandonati i progetti di Richino, Tibaldi e Mangone, questo dibattito divenne particolarmente vivace, come dimostrano i "pareri" , divulgati dopo il 1648. forniti al riguardo da progettisti quali Avanzini, Bernini, Longhena, Martino Longhi, mentre si andava chiarendo quale fosse lopzione 'fondamentale che divideva i giudizi, ovvero quella che contrapponeva i fautori della costruzione di una facciata "bella", ossia "alla romana", a quelli favorevoli, secondo l'espressione del Bovio, a una soluzione "lasciva", ossia "alla gotica". Nel libro sono riprodotti integralmente i documenti relativi a questi dibattiti, che documentano le posizioni sostenute da una trentina di architetti, chiamati a dare il loro contributo all'individuazione di una soluzione architettonica adeguata ad esprimere i caratteri di un monumento che si riteneva dovesse proporsi come un modello nel mondo della Controriforma. Come sostengono Repishti e Schofield, il loro sforzo è stato quello di individuare e seguire il filo rosso che riconnette le vicende verificatesi dopo la morte di Francesco Maria Richino, dal 1605 caput magister nel cantiere del Duomo, e il momento in cui vennero presentati i progetti di Carlo Buzzi e Francesco Castelli (1645 e segg.).
 
Ma ciò detto, loro scopo non è stato semplicemente quello di studiare una serie pur importante di disegni, quanto di mettere in luce come il dibattito che questi documentano rifletta fermenti più generali e confronti di ampio respiro, emblematici del clima culturale e religioso instauratosi con la Controriforma, nel contesto dei quali un ruolo decisivo venne svolto dai due principali committenti di cui il libro si occupa, Carlo e Federico Borromeo.
 
Richard Schofield, laureato in lingue classiche a Oxford (1972), ottiene il Master of Arts (1974) e il PhD (1979) presso il Courtauld Institute di Londra. Dal 1980 al 1997 lavora come Lecturer, Reader e Professor all'Università di Nottingham. Dal 1997 si trasferisce all'Istituto Universitario di Architettura di Venezia, dove è professore ordinario in Storia dell'architettura moderna. Ha scritto numerosi articoli su Amadeo, Bramante e Leonardo e sulla scultura lombarda. Ha pubblicato alcuni volumi su Amadeo (1989, con Janice Shell e Grazioso Sironi), su Pellegrino Tibaldi (1994, con Stefano Della Torre) e una traduzione del testo di Palladio (1997, Palladio's Four Books on Architecture, con Robert Tavernor). 
 
Francesco Repishti, laureato in architettura a Milano nel 1989, consegue nel 1996 il titolo di dottore di ricerca in Storia dell'architettura presso il Politecnico di Torino e attualmente è professore a contratto al Politecnico di Milano. I suoi studi sono prevalentemente indirizzati verso l'architettura milanese del Cinquecento e del primo Seicento. È stato curatore delle due mostre dedicate ai progetti per la facciata del Duomo di Milano (Milano, 2002 e 2003).

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