Immagine e persuasione Capolavori del Seicento dalle Chiese di Ferrara
Autore/i | a cura di Giovanni Sassu | ||
Editore | Edizioni Cartografica | Luogo | Ferrara |
Anno | 2013 | Pagine | 184 |
Dimensioni | 23x29 (cm) | Illustrazioni | ill. a colori e b/n n.t. - colour and b/w ills |
Legatura | bross.ill colori con alette - paperback illustrated | Conservazione | Nuovo - New |
Lingua | Italiano - Italian Text | Peso | 1100 (gr) |
ISBN | 8888630279 | EAN-13 | 9788888630274 |
momentaneamente non disponibile
Ferrara, Palazzo Trotti Costabili, Seminario Vecchio 14 settembre 2013 - 6 gennaio 2014.
Testi di Valentina Bonaccorsi, Barbara Ghelfi, Berenice Giovannucci Vigi, Valentina Lapierre, Nicola Mantovani, Lorenzo Paliotto, Giovanni Sassu, Anna Stanzani
La mostra propone una ristretta selezione di capolavori provenienti da alcune delle chiese tuttora inagibili, come San Domenico, Santa Maria della Pietà, Sacre Stimmate e Santa Chiara la cui visione è attualmente sottratta al godimento degli amanti d’arte e alla devozione dei fedeli.
Al contempo, l’esposizione si propone di far conoscere al grande pubblico le opere e i protagonisti di una delle stagioni meno note della storia dell’arte estense, quella seicentesca. Protagonisti di questa epoca, che pose al centro dell’arte sacra l’emozione e il coinvolgimento visivo dello spettatore, sono personalità di assoluto rilievo e forestieri di grandissimo prestigio. Fra questi ultimi, spiccano i nomi di Ludovico Carracci e Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino, due dei più celebri pittori del XVII secolo. Fra i locali svettano le straordinarie personalità del tormentato Carlo Bononi, il più grande pittore del Seicento attivo in città, del soave Ippolito Scarsella detto lo Scarsellino e del sanguigno Francesco Costanzo Catanio.
Sul Seicento ferrarese grava il peso di un pregiudizio storico tuttora alquanto radicato: quello di essere stato un secolo minore rispetto ai fasti cosmopoliti vissuti da Ferrara al tempo degli Este fino al 1598, quando la città passò sotto il controllo papale. Se è vero, infatti, che tale evento determinò l’avvio della dispersione di molti dei capolavori rinascimentali presenti nei palazzi e nelle residenze di corte, è altresì documentato che gli anni successivi videro una stagione di rinnovamento artistico senza eguali. Eventi come la necessità di ricostruire i templi distrutti o danneggiati dal sisma del 1570, l’esigenza di adeguare gli spazi sacri alle nuove direttive in materia liturgica indicate dal Concilio di Trento, la spinta riformatrice stimolata dall’avvento dei nuovi ordini religiosi, si affiancano alla concreta presa di possesso della città da parte dello Stato Pontificio, generando un numero impressionante di nuove commissioni che spaziano dalle pale d’altare alle più imponenti decorazioni ad affresco. Tali istanze trovarono nell’ambiente artistico ferrarese, ben lungi dall’aver smarrito la spinta propulsiva degli anni migliori, risposte di assoluto rilievo e originalità. (T-CA)
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