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Ippolito Caffi Luci del Mediterraneo

Ippolito Caffi Luci del Mediterraneo
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Skira Milano
2005 312
24X29 (cm) 196 ill. colori, 77 ill. b/n. n.t.
bross. ill. a colori con alette e cofanetto ill. colori
  2500 (gr)
8876243895 9788876243899
 

esaurito presso l'editore

(Arte Moderna Cataloghi).

Belluno, Palazzo Crepadona, 10 settembre 2005 - 6 gennaio 2006. 
Roma, Museo di Roma - Palazzo Braschi, 15 febbraio - 2 maggio 2006.
 
Le dolomiti bellunesi nel cuore, la luce di Canaletto nel sangue, i colori del Mediterraneo negli occhi, la curiosità e la ricerca del “vero” – proprie del positivista – la passione del patriota, la forza di un eroe.
Ippolito Caffi (1809-1866) è artista e personaggio romantico di grande fascino: tra i maggiori e più originali vedutisti dell’Ottocento italiano, assume nella sua arte una dimensione e un respiro europei che lo avvicinano a Corot e, in qualche modo al contemporaneo Turner, suscitando, nella sua breve ma intensa vita, consensi e ammirazione.
Ma Caffi, oltre ad essere tra i più acclamati artisti del tempo, fu anche una personalità forte e inquieta, uno spirito avventuroso, viaggiatore instancabile e patriota convinto con la sua partecipazione ai moti del 1848-49, la persecuzione austriaca, la partecipazione alla terza Guerra d’Indipendenza fino alla prematura morte nel corso della battaglia di Lissa, a soli 57 anni, imbarcato sull’ammiraglia Re d’Italia..
 
Ippolito Caffi. Luci del Mediterraneo, catalogo della prima grande mostra antologica, riunisce oltre un centinaio di vedute, tra le quali numerosi inediti, un nucleo importante di opere grafiche (disegni e bellissimi acquarelli), album e taccuini: preziosi schizzi appuntati durante i tanti viaggi o nel corso delle operazioni belliche di cui fu spettatore e protagonista, cronache e testimonianze d’epoca di grande efficacia che consentono di mettere in luce l’abilità del maestro bellunese nella resa delle figure, la sua maestria nel documentare la realtà in tutte le sfaccettature percepibili e il suo interesse per la varia umanità incontrata..
 
Definito retoricamente, per la sua abilità prospettica, l’ultimo erede di Canaletto, Caffi seppe in realtà superare la tradizione canalettina, arricchendola con un profondo senso di ampiezza atmosferica e con un ricercato studio sugli effetti di luce, di una luce “emotiva” che rende i suoi quadri tanto poetici e affascinanti.
I luoghi del suo girovagare sono anche i luoghi immortalati nei suoi dipinti: la sua amata Belluno e Venezia, Roma, Napoli, ove si soffermò soprattutto a Pompei ed Ercolano, la Sicilia, le mete del suo viaggio in Medio Oriente (Atene, Costantinopoli, la Siria, l’Egitto, Malta) e quelle del suo esilio dopo la caduta la Repubblica di Venezia (1849): Genova, Nizza, Torino, Parigi.
Città che non vengono più viste nella solarità abbagliante delle luci zenitali del Canaletto, ma sempre còlte dal pittore veneto in una particolare fenomenologia atmosferica o in un’esplosione di feste e colori.
 
L’analisi della personalità artistica del maestro bellunese è affidata ai saggi di Giandomenico Romanelli (Ippolito Caffi 1809-1866), Luca Pes (L’epoca di Ippolito Caffi), Renato Barilli (Il posto di Caffi nel paesaggismo europeo del primo Ottocento), Massimo De Grassi (“Scrivettimi qualchuna cosa della nostra Patria”. Ippolito Caffi e Belluno nelle lettere ad Antonio Tessari), Flavia Scotton (“…rubava la bellezza ed il vero”: Ippolito Caffi a Venezia, a Ca’ Pesaro), Giandomenico Romanelli (Disegni e taccuini), Federica Pirani (Scatti di pennello. Caffi e la fotografia delle origini), Maria Elisa Tittoni (Caffi e l’ambiente artistico romano della prima metà del XIX secolo), Annalisa Scarpa (Ippolito Caffi: evoluzione della veduta). Seguono il catalogo e le schede delle opere, il regesto, la bibliografia e le esposizioni.
 
 

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