Jacopo Ligozzi 'altro Apelle'
Autore/i | a cura di Maria Elena De Luca, Marzia Faietti | ||
Editore | Giunti Editore | Luogo | Firenze |
Anno | 2014 | Pagine | 144 |
Dimensioni | 17x24 (cm) | Illustrazioni | ill. a colori n.t. |
Legatura | brossura con alette | Conservazione | nuovo |
Lingua | italiano | Peso | 800 (gr) |
ISBN | 8809792084 | EAN-13 | 9788809792081 |
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Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, 27 maggio - 28 settembre 2014.
Il naturalista bolognese Ulisse Aldrovandi definisce Jacopo Ligozzi «un altro Apelle» per la sua straordinaria capacità di ritrarre piante e animali, «a’ quali non mancha se non il spirito». La formula retorica adottata da Aldrovandi per esprimere la verosimiglianza delle immagini naturalistiche ligozziane affonda le radici in un’ampia tradizione classica; dal canto suo l’artista attinge i risultati di un’inedita naturalezza mediante una tecnica raffinata, dove la sottigliezza della linea di contorno viene coniugata alla varietà del colore.
Le quarantaquattro tavole botaniche esposte al Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi fanno parte del vasto nucleo commissionato dai granduchi Francesco I e Ferdinando I de’ Medici, oggi conservato nella raccolta statale fiorentina. Esse costituiscono una sezione della mostra Jacopo Ligozzi, «pittore universalissimo», allestita pressola Galleria Palatina di Palazzo Pitti e organizzata in collaborazione con il Gabinetto Disegni e Stampe. In quella sede è possibile apprezzare l’eterogenea produzione dell’artista veronese, mentre la presente sezione si focalizza su un singolo aspetto della sua ampia produzione naturalistica.
I disegni illustrano efficacemente la minuziosa diligenza e la fastosità cromatica, caratteristiche che assicurarono a Ligozzi una vasta rinomanza. Essi consentono infatti di verificare l’accurata preparazione della carta che precede l’impercettibile tratto a pietra nera dei profili delle piante, mentre sulla prima stesura pittorica si sovrappongono velature per la messa a fuoco lenticolare dei dettagli. Attraverso una luminosità cangiante Jacopo riproduce con lucidità ottica la vita dei vegetali; ogni tavola è quindi un unicum, dove si esplora il microcosmo dei singoli “ritratti di pianta”.
Alcuni dettagli significativi sono introdotti dall’artista per indicare l’epoca di esecuzione – come la Clitoria e l’Euphorbia, datate rispettivamente 1586 e 1587 – oppure per suggerire la vitalità delle piante attraverso l’illusionistico inserimento di piccoli insetti, come nel Leucojum Vernum, o ancora far riflettere sull’evoluzione del mondo vegetale, dal boccio alla fioritura all’appassimento, come nell’Anemone hortensis. La riflessione sul trascorrere del tempo nella vita delle piante, come in quella di tutti gli organismi viventi, è una costante dell’intera produzione artistica di Ligozzi, uomo profondamente devoto, tanto da siglare alcune opere con il Cristogramma unito alle proprie iniziali. (T-CA)
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