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La donazione Sernicoli Dipinti e argenti

La donazione Sernicoli Dipinti e argenti
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Edizioni Edisai Ferrara
2009 168
21x30 (cm) 68 ill b/n colori - colors and b/w ills
bross.ill colori con alette - paperback illustrated Nuovo - New
Italiano - Italian text   1200 (gr)
8895062779 9788895062778
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Carlo Sernicoli (1938-2007), noto professionista modenese, ha voluto lasciare al Museo Civico d'Arte una preziosa raccolta di dipinti di assoluta rilevanza e di argenti estensi. Giovanni da Modena, Elisabetta Sirani, Guercino ma anche Ubaldo Oppi e Virgilio Guidi sono solo alcuni dei nomi degli artisti le cui opere compongono questa prestigiosa collezione, costituita in anni recenti grazie agli stretti contatti con il mondo degli studiosi e dell'antiquariato. Al lascito Sernicoli è dedicata una nuova sala, ricavata negli spazi dell'ex Ospedale Estense, allestita con un'operazione museografica che coinvolge anche l'attigua Sala Campori. Il noto commercialista modenese Carlo Sernicoli, deceduto a 69 anni senza eredi diretti, ha voluto lasciare al museo della sua città, e quindi all'intera comunità modenese, due importanti nuclei collezionistici, composti da 36 dipinti e da 49 pezzi di argenteria, richiedendo all'istituzione di esporli entro due anni dalla sua morte e di renderne esplicita la provenienza. Tra le opere pittoriche figurano nove dipinti del Novecento degli artisti Pompeo Borra, Virgilio Guidi e Ubaldo Oppi e 27 importanti dipinti antichi. Per quanto riguarda le opere pittoriche, quelle del Novecento furono probabilmente le prime a giungere in Via Castiglione 32, nell'abitazione del collezionista, e fu quindi grazie ad esse che si affinò la passione per l'arte di Sernicoli, indirizzato comunque fin dai primi acquisti alla scelta dell'eccellenza, come testimonia il dipinto di Virgilio Guidi, Figure nello spazio, esposto alla Biennale di Venezia nel 1948; ciò grazie anche ai rapporti di amicicizia con Carlo Cattelani, alla cui figura di collezionista è stata recentemente dedicata una mostra curata da Angela Vettese. Gli interessi del collezionista, tuttavia, si orientarono ben presto verso l'arte antica. Su questo fronte egli fece acquisti sul mercato antiquario soprattutto nel corso degli anni '80 e '90, mosso dalla volontà di recuperare opere legate alla cultura artistica della sua regione, la cui paternità e provenienza risultassero accertate o potessero essere convalidate da autorevoli pareri di noti storici dell'arte, come Daniele Benati, Renato Roli e Federico Zeri. Acquistò inoltre le sue opere in aste importanti, come accadde per la Strage degli innocenti dello Scarsellino o per l'Assunta di Guercino o, ancora, nel caso di Diana e Atteone di Pier Francesco Cittadini o presso antiquari famosi, primo tra tutti il noto mercante fiorentino Carlo de Carlo. In breve tempo si è così costituita una vera e propria galleria, selezionata sulla base dei criteri della qualità e della buona conservazione delle opere, che documenta il panorama artistico emiliano in un arco temporale compreso tra il XV e il XVIII secolo. Un piccolo, preziosissimo, "museo domestico" allestito in base a un criterio fondamentalmente di arredo, evidente anche nell'importanza attribuita alle cornici, presenti nella maggior parte dei casi e sempre preziose, talora addirittura originali, come nella piccola Galatea di Elisabetta Sirani o nell'ovale contenente un'interessante replica antica di una nota Madonna col Bambino di Bartolomeo Schedoni. Il lascito Sernicoli è stato effettivamente acquisito dal Museo Civico d'Arte nel giugno 2008, all'indomani cioè dell'accettazione formale del dono da parte dell'Amministrazione comunale, che si è contestualmente impegnata ad allestire una nuova sala, ampliando gli spazi espositivi dei Musei Civici negli ambienti precedentemente occupati dall'Ospedale Estense e attigui alla Sala che ospita oggi la Galleria Campori. L'allestimento della donazione Sernicoli costituisce quindi il primo concreto passo verso l'ampliamento degli istituti museali di proprietà civica nell'ambito del grande Albergo dei Poveri voluto da Francesco III d'Este, un progetto di cui si parla fin dagli anni '80, ma che soltanto oggi sembra finalmente tradursi in realtà, grazie all'acquisizione dell'intero immobile da parte del Comune e al trasferimento del Polo Ospedaliero in località Baggiovara. La sala destinata al dono Sernicoli è stata allestita secondo criteri museografici unitari rispetto all'attigua Sala Campori, la cui esposizione è stata anch'essa rivista per l'occasione al fine di presentare i due nuclei collezionistici secondo modalità omogenee. Anche i dipinti Sernicoli, benché disposti all'interno dell'abitazione del collezionista come elementi di arredo, per una fruizione privata che li contestualizzava nell'ambito delle differenti tipologie di arredi e oggetti d'arte creando un complesso gioco di rispondenze, venuto meno il contesto, sono stati esposti seguendo lo stesso criterio. Particolare cura è stata riservata all'illuminazione sia degli argenti che dei dipinti, attuata grazie a un progetto illuminotecnico a cura dello Studio Pasetti di Treviso, recentemente sperimentato nella Sala del museo dedicata all'Arte sacra ed esteso ora alle Sale Campori e Sernicoli. Le opere pittoriche donate da Sernicoli non costituiscono soltanto una piccola "galleria" autonoma, ma colmano anche assenze importanti, come nel caso di Giovanni da Modena e Francesco Bianchi Ferrari, o di Guercino e di Michele Desubleo, tutti artisti se non modenesi di origine comunque attivi in città e non altrimenti presenti nelle raccolte civiche. In altri casi il lascito Sernicoli permette invece di arricchire l'immagine di artisti già rappresentati, come accade per Luca Ferrari e Pier Francesco Cittadini, oppure porta in museo figure di artisti nuovi, consentendo in particolare di arricchire le possibilità di confronto tra l'arte modenese e la scuola bolognese. L'atto di fiducia del collezionista modenese nei confronti delle istituzioni ancora una volta rafforza nei Musei Civici la consapevolezza e l'orgoglio di essere riusciti a rinnovare nel tempo quello stretto rapporto con la città ed i suoi abitanti che ne caratterizza la storia fin dalle origini, ma rivela anche quanto fosse determinate nel generoso donatore la volontà "di entrare con questi mezzi nella memoria collettiva dei cittadini, di proiettare il proprio nome nel futuro scoprendo una struggente tensione alla trascendenza".


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