Lampi d'acciaio Incisioni d'arte sui fucili da caccia
Autore/i | A cura di Cesare Calamandrei | ||
Editore | Editoriale Olimpia | Luogo | Firenze |
Anno | 2004 | Pagine | 114 |
Dimensioni | 22x29 (cm) | Illustrazioni | ill. colori n.t. - colors ills |
Legatura | cart. edit. sovracc. ill. - hardcover with dust jacket | Conservazione | Nuovo - New |
Lingua | Italiano - Italian text | Peso | 1000 (gr) |
ISBN | 8825300603 | EAN-13 | 9788825300604 |
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Questo volume raccoglie ventitré monografie di incisori italiani pubblicate nell’arco di un biennio sul mensile «Diana Armi». Si tratta di personaggi poco noti al grande pubblico esterno al mondo delle armi da caccia, anche se quella dell’incisione è un’arte antica come l’uomo, e presente, pur con connotazioni diverse, in tutte le regioni del globo: nasce coi primi graffiti sulla pietra e sull’osso e oggi, dopo aver seguito il percorso millenario dell’umanità, giunge a sfidare nella sua dimensione veristica la perfezione di dettaglio della fotografia. Lampi d’acciaio, dunque. Ovvero incisioni finissime, dove la ricchezza è tutta nell’arte di chi, con pazienza e fatica, usa il bulino o la punta quasi fossero una matita, creando ombre e chiaroscuri, dando l’illusione del vuoto o del rilievo dove invece non c’è che una superficie continua di solido acciaio. Dove l’eleganza dei selvatici africani ha lo stesso impatto emozionale di armoniosi nudi femminili dai capelli fluenti, dalle forme aggraziate e conturbanti. Come il senso di attesa del frullo nel pointer alla ferma, in un ambiente che fa sentire l’autunno, o la mobilità solo apparentemente confusa di scene di battaglie storiche, o l’espressività di ritratti eseguiti con tocco leggero quanto verista da sfiorare il calligrafico. Il tutto sposato a motivi decorativi tradizionali, dal rinascimentale al gotico romantico, dal barocco al Liberty. Sempre rivisitati, però, e reinterpretati dalla sensibilità naturale di ogni artista. Questo libro è dunque un omaggio all’arte dei nostri incisori, che dedicano il loro lavoro a restituire alle armi da caccia un po’ della dignità e della suggestione decorativa del passato. Di un lontano passato. E come esplorando il tempo che fu, il tentativo è quello di entrare «dentro» l’immagine del pezzo di acciaio appena scalfito, fuggendo dalla realtà e vagando con la fantasia in quell’intreccio magicamente sottile dal quale emanano odori dimenticati, profumi di resina e d’erba, frulli d’ali, gorgheggi squillanti o canti rochi, il lento fruscio del vento tra le foglie dei rami, sfumature quiete di albe e tramonti in uno svaporare di nebbie, quasi arcane nelle dolci luci dell’alba, con le prime brine autunnali o col trionfare dei fiori primaverili. Ogni «quadro» un mondo, un paese, una suggestione. E una «fuga» diversa. (T-CA)
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