Il libro del biadaiolo Carestie e annona a Firenze dalla metà del '200 al 1348
Autore/i | Giuliano Pinto | ||
Editore | Leo S. Olschki | Luogo | Firenze |
Anno | 1978 | Pagine | XXII-562 |
Dimensioni | 16X23 (cm) | Illustrazioni | 9 ill. b/n f.t. |
Legatura | brossura | Conservazione | |
Lingua | Peso | 1200 (gr) | |
ISBN | 8822222784 | EAN-13 | 9788822222787 |
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(Biblioteca storica toscana. Serie I. Collana a cura della Deputazione di storia patria della Toscana. 18).
Intonso. Ottime condizioni. (T-CA)
Lo Specchio umano di Domenico Lenzi - più noto come il Libro del Biadaiolo dal mestiere del suo autore, un mercante di grano vissuto a Firenze, nella prima metà del '300, ma di cui sappiamo ben poco - descrive le vicende del mercato fiorentino di Orsanmichele dal giugno 1320 al novembre 1335. Accanto alla serie dei prezzi delle varie granaglie, il diario riporta numerose notizie sullo svolgimento del mercato, sulla politica annonaria del comune, sugli acquisti di grano, sui tumulti scoppiati in Firenze e in altre città italiane durante la carestia del 1328-1330. Una serie di pregevoli miniature arricchiscono il codice e si collegano strettamente al testo, che tendono a trasporre in immagini per renderne più chiara la lettura e il senso. Inframmezzati alle miniature, agli elenchi dei prezzi, alla descrizione della fame dei poveri, troviamo una serie di componimenti poetici che si riallacciano spesso ai temi dell'opera. Un codice dunque composito, unico nel suo genere, e insieme una fonte di notevole interesse per la Firenze dell'inizio del '300, conosciuta fino ad ora solo attraverso pubblicazioni parziali e poco soddisfacenti che risalgono ai secoli scorsi.
Partendo dall'edizione integrale del Libro del Biadaiolo, l'autore del volume, dopo un primo capitolo incentrato sulla figura di Domenico Lenzi e sulle caratteristiche dello Specchio umano, evidenzia i meccanismi che regolavano il mercato cittadino di Orsanmichele e ne ricostruisce l'andamento nel periodo in questione, e in particolare nei mesi della grande carestia del 1328-1330. Quindi il quadro, dell'indagine si allarga ai cento anni che precedono la peste del 1348: alle carestie che, come avverte lo stesso Lenzi, colpiscono Firenze, e gran parte dell'Europa occidentale, con frequenza e gravità crescenti, ai provvedimenti adottati dal comune, agli effetti della crisi sui ceti più umili della città e del contado, che pagano più di ogni altro le insufficienze delle strutture agrarie del tempo e gli scompensi di un'economia propria di un paese sottosviluppato, nonostante i progressi realizzati nei secoli precedenti. Ne viene fuori un ampio affresco di storia sociale, i cui protagonisti sono da un lato la plebe affamata che affolla il mercato, dall'altro la classe dirigente cittadina, che imposta con larghezza di mezzi la politica di approvvigionamento. (T-CA)
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