Mauro Fiorese Aula Dei
Autore/i | Mauro Fiorese | ||
Editore | Arsenale Editrice | Luogo | Venezia |
Anno | 2006 | Pagine | 156 |
Dimensioni | 28x24 (cm) | Illustrazioni | ill. a colori e b/n n.t. - colors and b/w ills |
Legatura | cart. edit. ill. colori - Hardcover | Conservazione | Nuovo - New |
Lingua | Italiano/Inglese - Italian/English text | Peso | 800 (gr) |
ISBN | 8877433221 | EAN-13 | 9788877433220 |
Prezzo | 40.00 € | Sconto | 50% |
Prezzo scontato | 20.00 € |
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Un progetto di lettura dei luoghi, non solamente fisici, dello spirito. Dei loro simboli e degli atteggiamenti di chi li frequenta alla ricerca di una sua intimità o di un contatto con lo spirito di un Dio in cui credere. Una ricerca fotografica, durata 12 anni, sulla simbologia religiosa cristiana in ambienti urbani ed extra-urbani iniziata nel 1992 nel Maine in USA e poi sviluppatasi in diverse nazioni tra le quali Spagna, Francia e Scozia per terminare nel 2004 in Italia.
“Raccogliersi di fronte a qualcosa che da sempre è considerata un mistero ha ancora senso rispetto al convulso ritmo del tempo moderno? Pregare il proprio Dio, credere in un rapporto mistico, pensare oltre una ragione oggettiva è, forse, una via ideale di fuga dai malesseri quotidiani. I luoghi dello spirito vivono di una luce propria a cui si può credere o meno, che si può vedere o meno. È raro riuscire a sfuggire ad un intimo confronto con i propri pensieri nel momento in cui si visita un qualsiasi tempio dove il sacro vive dei suoi riti. Ma la spiritualità non è soltanto legata ai luoghi fisici del sacro: vive ovunque vi sia una evocazione, un desiderio di preghiera qualsiasi, un ricordo visivo, un simbolo. Immagini come interpretazioni suggestive o frutto di una suggestione, libere interpretazioni o forse ispirazioni guidate da forze indefinibili? Certo un lavoro di insieme legato, anche ossessivamente, a certe icone ricorrenti. Simboli onnipresenti di una religione con cui io sono cresciuto e ho avuto conflitti ma che tuttavia, specialmente nei viaggi che mi portano in paesi molto diversi dal mio, mi permettono di mantenere un rapporto vivo con le mie origini ricordandomi da dove vengo o, più semplicemente, permettendomi di dialogare con chi amo o ho amato. È il buio, talvolta, il luogo dello spirito attraverso cui la fotografia arriva alla luce per osservarla. Io ho guardato, e continuerò a guardare, nella quieta penombra dei luoghi dove ogni giorno si consuma ciò che non è magia - o forse non lo è soltanto - bensì ricerca, bisogno, piacere di vivere un contatto con qualcosa di inconfutabile ma, sicuramente, più certo delle insicurezze moderne…” (T-CA)
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