Vanitas Mundi Gioielli, oggetti, arredi e dipinti Una danza macabra fra ironia, glamour, gotico e kitsch
Autore/i | Giovanni Raspini | ||
Editore | Edifir | Luogo | Firenze |
Anno | 2017 | Pagine | 224 |
Dimensioni | 25x31 (cm) | Illustrazioni | ill. colori n.t. - colors ills |
Legatura | cart. edit. con sovracc. ill. colori - Hardcover with dustjacket | Conservazione | Usato ottime condizioni |
Lingua | Italiano - Italian text | Peso | 1500 (gr) |
ISBN | 8879708732 | EAN-13 | 9788879708739 |
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(Arte, Arte Moderna e contemporanea).
Prefazione di Philippe Daverio.
''Non è facile sorprendere oggi. Giovanni Raspini ci riesce: è un artista gotico''. Con queste parole Philippe Daverio introduce l'argentiere e designer toscano Giovanni Raspini, fondatore dell'omonimo brand di gioielli e oggettistica per la casa. Cosa sono oggi le Vanitas, forse un tema macabro, polveroso, spettrale? Neanche per sogno, visto che per l'argentiere toscano il “memento mori” diventa motivo per celebrare la vita, per cantare gli anni felici e spensierati proprio attraverso la metafora artistica e naturale della morte. Così il ghigno del teschio diventa un sorriso ironico e le ombre diventano luce. Un teschio riletto in chiave Pop, in chiave Rock, all'insegna del glamour neogotico contemporaneo. Ecco collane fatte di serpi, orecchini scheletrici, sedie con gli scorpioni, mini-vanitas composite, specchi allegorici e candelabri coi pipistrelli. Simboli dell'eternità come le tartarughe, i vermi e le conchiglie accostati a sentinelle dell'effimero quali i fiori secchi, le ragnatele o le farfalle.
Gioielli, oggetti, arredi, dipinti: queste e molte altre suggestioni presenti in questa pubblicazione a corredo della grande mostra che Giovanni Raspini ha inaugurato a Palazzo Visconti in Milano, tappa iniziale di un importante tour europeo. Farsi attraversare dallo stupore dell'esistenza, ovvero Vanitas Mundi (Una danza macabra fra ironia, glamour, gotico e kitsch).
Il catologo della mostra offre un bouquet di ispirazioni che partono da elementi simbolici, scaramantici, apotropaici e surreali per giungere puntuali a quello che è il piatto forte di Giovanni Raspini: il modellato plastico, la scultura in cera che diventa argento o bronzo, con decori e inserimenti in pietra, corallo, cera, legno o resina.
Molti, naturalmente, i riferimenti alle wunderkammer, ai Naturalia et Mirabilia, alle nature morte fiamminghe e alle scenografie barocche. E non potrebbe essere diverso. “Vanità delle vanità, tutto è vanità”, recita l'Ecclesiaste. “Cerchiamo la meraviglia, la bellezza e la vita”, risponde Giovanni Raspini. Sic transit Vanitas Mundi.
(T-CA)
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