DÉCO Arte in Italia 1919-1939
Autore/i | Dario Matteoni, Francesca Cagianelli | ||
Editore | Silvana Editoriale | Luogo | Milano |
Anno | 2009 | Pagine | 240 |
Dimensioni | 23x29 (cm) | Illustrazioni | 140 ill. a colori e 80 in b/n n.t. - colors and b/w ills |
Legatura | bross.ill colori con alette - paperback illustrated | Conservazione | Nuovo - New |
Lingua | Italiano - Italian Text | Peso | 1500 (gr) |
ISBN | 8836613128 | EAN-13 | 9788836613120 |
esaurito presso l'editore
Palazzo Rovella, Rovigo, 31 gennaio-28 giugno 2009.
Un nuovo appuntamento a Palazzo Roverella di Rovigo, indaga, nell’ambito di un’ampia rassegna sull’arte italiana tra Ottocento e Novecento, l’Art Déco, un termine che indica uno stile, un gusto che segnò nelle diverse arti il periodo compreso tra i due conflitti mondiali. Déco esprime la ricerca di una modernità che intendeva superare la mera funzionalità delle forme aggiungendo a esse eleganza e persuasività: essa si ispira alle geometrie dell’universo della macchina, alle forme prismatiche delle costruzioni metropolitane e a modelli di una classicità altrettanto convincente nei propri canoni di eleganza. La mostra, documentata da questo catalogo, privilegia la produzione pittorica che, dal decorativismo ancora legato all’esperienza liberty di Galileo Chini, Umberto Brunellechi o Duilio Cambellotti passa a utilizzare le idee formali del futurismo, come dimostrano le opere di Giacomo Balla, Fortunato Depero, Diulgheroff e Fillia, senza dimenticare le sollecitazioni classiciste che si esprimono nella modellazione plastica e nella sinuosità delle forme, di cui sono testimonianza le opere di Mario Sironi, Achille Funi, Ubaldo Oppi, Gino Severini, Felice Casorati.
Sono però anche documentati aspetti esemplari connessi alle arti decorative, al fine di offrire una visione completa delle varie sfaccettature con le quali il gusto déco si presenta in Italia: accanto alla cartellonistica è presentata la produzione che l'architetto milanese Giò Ponti ha realizzato per l'industria ceramica Richard Ginori, significativamente premiata all’Esposizione di Parigi del 1925, e ancora l’attività di Vittorio Zecchin in bilico tra decorazione pittorica e raffinate produzioni vetrarie. (T-CA)
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