Frammenti dei più antichi manoscritti biblici italiani (secc. XI-XII) Analisi e Edizione facsimile
Autore/i | Chiara Pilocane | ||
Editore | Casa Editrice Giuntina | Luogo | Firenze |
Anno | 2005 | Pagine | 148 |
Dimensioni | 21x29 (cm) | Illustrazioni | ill. b/n n.t. - b/w ills |
Legatura | brossura - paperback | Conservazione | Nuovo - New |
Lingua | Italiano - Italian text | Peso | 600 (gr) |
ISBN | 8880572067 | EAN-13 | 9788880572060 |
momentaneamente non disponibile
(Quaderni di Materia giudaica Collana diretta da Mauro Perani 2).
Frutto di una rielaborazione e di un ampliamento della tesi di laurea dell'autrice, la monografia ha come oggetto i frammenti pergamenacei dei quattro manoscritti biblici italiani più antichi fino ad oggi rinvenuti (secc. XI-XII): i frammenti sono stati ritrovati, nell'ambito del "Progetto Ghenizà italiana", dispersi fra Emilia Romagna e Umbria, dove furono riutilizzati negli archivi come copertine e rilegature di registri notarili.
I frammenti rinvenuti ci restituiscono una sessantina di pagine, la maggior parte delle quali appartenenti ad un solo codice che, proprio in virtù del fatto di essere il più ampiamente documentato dai fogli recuperati, costituisce il manoscritto guida per l'analisi filologica e linguistica. Il lavoro consiste in uno studio filologico dettagliato del piccolo gruppo di codici documentati dai frammenti: il punto di maggior interesse dei manoscritti è rappresentato proprio dalle peculiarità filologiche e grammaticali che presentano; essi non condividono soltanto l'antichità, ma anche una serie di caratteristiche insolite e significative, relative alla vocalizzazione e alla puntazione del testo ebraico consonantico. Grazie ad un approfondito lavoro di collazione dei manoscritti con il Textus receptus, ad un confronto con un codice conservato a Karlsruhe che presenta tratti analoghi, nonché allo studio del contesto storico-culturale in cui il codice-guida dovrebbe esser stato prodotto, il libro giunge a formulare un'ipotesi sull'origine e sulla storia dell'insolita tradizione di vocalizzazione e accentazione riscontrata nei codici italiani. Si apre così uno spiraglio su un periodo ancora oscuro della storia del testo dell'Antico Testamento ebraico in Italia, si aggiunge un tassello al mosaico dei rapporti che all'epoca il Sud Italia intratteneva con la Palestina, e si sottolinea come nel XII secolo la tradizione tiberiense di vocalizzazione della Bibbia fosse ben lungi dall'aver soppiantato definitivamente in Italia le altre letture. (T-CA)
Potrebbero interessarti anche...