Gennaro della Monica L'Italia intatta Teramo (1836-1917)
Autore/i | a cura di Philippe Daverio, Paola di Felice | ||
Editore | Umberto Allemandi & C. | Luogo | Torino |
Anno | 2014 | Pagine | 150 |
Dimensioni | 25x29 (cm) | Illustrazioni | ill. a colori e b/n n.t. - colors and b/w ills |
Legatura | bross. ill. a colori con alette - paperback | Conservazione | Nuovo - New |
Lingua | Italiano - Italian text | Peso | 1200 (gr) |
ISBN | 8842222798 | EAN-13 | 9788842222798 |
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Milano, Palazzo Reale, 22 luglio-31 agosto 2014.
L'esposizione si pone come obiettivo quello di valorizzare e far scoprire al grande pubblico il lavoro di quegli artisti, come Della Monica che nel corso degli anni non hanno goduto di una grande fortuna critica e sono stati dimenticati; al contempo la mostra rende omaggio alla pittura ottocentesca del paesaggio di cui Della Monica è stato un eccellente interprete. La scelta dei curatori è stata infatti quella di sottolineare questo aspetto dell'opera del pittore abruzzese, che fu anche ritrattista e pittore di temi storici.
Il percorso della mostra si sviluppa in sei sezioni, le prime due rappresentano al meglio le tecniche pittoriche che utilizza Gennaro della Monica, la prima con "l'impressione", e la "macchia", la seconda "en plein air" che comprende molti quadri del suo periodo napoletano.
Le sezioni successive rappresentano i luoghi che l'artista ha conosciuto viaggiando, da Napoli, Firenze a Milano e che hanno segnato il suo percorso di crescita; il visitatore si ritrova in un mondo di paesaggi filtrati attraverso gli occhi del pittore dove la luce è la vera protagonista, passando attraverso boschi, montagne, animali e il Gran Sasso, a lui molto caro.
Della Monica vuole porre l'accento sul rapporto uomo - natura, innovando il modo pittorico in cui viene rappresentata, che dev'essere svolto nella sua semplicità, senza inutili orpelli, attraverso la luce che cambia la forma delle cose nel corso del giorno e delle stagioni. Della Monica si preoccupa della sintesi della luce, la natura muta in base a questa nel corso della giornata, riuscendo a farla diventare la vera protagonista di ogni quadro. Nella concezione di Della Monica al pittore va il compito di introiettare l'immagine e di riprodurla sulla tela nella sua totalità.
Trasferitosi giovanissimo a Napoli, l'artista aderirà alla scuola di Resina, chiamata anche Repubblica dei Portici, fondata nel 1843, in polemica nei confronti di ogni compiacimento edonistico e illustrativo e in favore ad un approfondimento della conoscenza del "vero poetico". In questo ambito Della Monica stringe forti contatti con Domenico Morelli, Capocci e Marco De Gregorio.
Intorno al 1860, il pittore incontra il nobile ungherese Sandor Teleki che gli consente di visitare l'Italia al suo seguito, il lago di Como e Milano, in Lombardia, Roma e Firenze, stringendo una rete di amicizia che manterrà a lungo e producendo molti paesaggi dal vero e conoscendo tutti i maggiori rappresentanti dei macchiaioli. Un "Grand Tour" che gli permette di arricchire la sua conoscenza delle tecniche e dei temi iconografici. In seguito tornato a Teramo, viene nominato Cavaliere e svolge attività di docente .
Note biografiche: Gennaro della Monica Teramo (1836 - 1917) Si trasferì diciassettenne a Napoli, nel 1852, per studiare all'Accademia di Belle Arti (Napoli). Nella capitale ebbe modo di conoscere Michele Cammarano, Gabriele Smargiassi, i fratelli Filippo e Nicola Palizzi originari di Vasto. Determinante soprattutto è l'incontro con Domenico Morelli espressamente ricordato da Gennaro nelle sue memorie.
Si trasferì poi a Milano dove entrò in amicizia tra gli altri, con Gerolamo e Domenico Induno. Dal 1863 fu a Firenze, dove si fermò per alcuni anni e conobbe Vincenzo Cabianca, Giovanni Fattori e Telemaco Signorini. Qui incontrò la conterranea Giannina Milli, celebre poetessa improvvisatrice ma soprattutto raffinata intellettuale, animatrice di salotti e circoli culturali, confidente di artisti e consigliera di politici.
I suoi dipinti furono esposti e ammirati nel capoluogo toscano. Di questo periodo è l'opera Salvator Rosa tra i briganti acquistato dagli emissari di casa Savoia, per conto del ReVittorio Emanuele II.
Dal 1867 rientrò definitivamente a Teramo dove prese il posto del padre come insegnante nell'Istituto Tecnico e nella Scuola comunale di disegno. Tra i suoi allievi ebbero notorietà Carlotta De Colli, Vincenzo Rosati, il letterato Fedele Romani.
Note alle condizioni del volume
Nessuna. (T-CA)
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