Guercino 1658 La Diana Cacciatrice della fondazione Sorgente Group
Autore/i | a cura di Davide Dotti | ||
Editore | Comune di Cento | Luogo | Cento |
Anno | 2011 | Pagine | 68 |
Dimensioni | 25X30 (cm) | Illustrazioni | molte ill. a colori n.t. |
Legatura | cart. edit. ill. | Conservazione | |
Lingua | Peso | 800 (gr) | |
ISBN | N/D | EAN-13 | N/D |
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Cento, Pinacoteca Civica, 3 giugno - 10 luglio 2011.
Dopo l’esposizione dell’inedito "San Giovanni Battista nel deserto" scoperto in una collezione privata del nord Italia, la Pinacoteca di Cento (Ferrara) presenta un nuovo importante dipinto del Guercino che, dopo la recente pulitura, è esposto per la prima volta al pubblico fino al 10 luglio 2011. Si tratta della splendida "Diana cacciatrice" (121x 97 cm.) di proprietà della Fondazione Sorgente Group di Roma, che il maestro raffigura nel preciso istante in cui la dea romana signora delle selve, custode delle fonti e dei torrenti e protettrice degli animali selvatici, interrompe la caccia nei boschi accompagnata dal bellissimo levriero e volge lo sguardo verso l’amato pastore Endimione, assopito per suo volere in un sonno eterno per preservare intatta la bellezza del suo volto che Diana, secondo il mito narrato da Apollonio Rodio, ogni notte si recava a contemplare.
Davide Dotti nel saggio in catalogo, specifica che: " Bella ed elegante nella sua classica idealizzazione come una scultura ellenistica, la sensuale Diana cacciatrice manifesta la sensibilità estetica tipica del linguaggio del tardo Guercino nel momento della massima edulcorazione del classicismo reniano che il maestro fece proprio dopo il trasferimento a Bologna nel 1642, in seguito alla morte dell’eterno rivale Guido Reni. Si tratta del periodo compreso tra la metà del quinto decennio del XVII secolo e la conclusione della sua carriera artistica, in cui le tinte della palette cromatica diventarono sempre più luminose e delicate sui toni Pastello". Gli sfondi di cielo e di paese sono più ampi, ameni e rasserenati; l’atmosfera che permea la scena è placida ed ovattata, imbevuta di un nuovo spirito elegiaco che esprime la mitologia dell’Arcadia decantata da Virgilio, dal Sannazaro e dal Tasso nei loro celebri componimenti letterari. E proprio dall’esame del Libro dei conti si evince che la "Diana Cacciatrice" della Fondazione Sorgente Group è da identificarsi con certezza con il dipinto che il maestro realizzò per il conte Fabio Carandini di Roma, esponente di primo piano di una nobile famiglia di origini modenesi trasferitosi nell’Urbe nel 1608. Il bellissimo levriero dal pelo beige e bianco sul petto tenuto al guinzaglio da Diana, eseguito con un’attenzione naturalistica ai dettagli anatomici davvero sopraffina, non funge solamente da elemento decorativo o da attributo iconografico che facilita la lettura dell’opera, ma assurge al ruolo di vero e proprio comprimario della divinità. Con quel movimento istintivo del collo l’animale, oltre a conferire dinamismo all’intera composizione, sembra voler interagire con Diana verso la quale volge lo sguardo, e con la sua lingua vibrante pare volerle parlare. Come si è cercato di mostrare, la figura del cane ricopre un ruolo importante nell’arte del maestro centese: essa viene spesso inserita al centro della scena per accompagnare ed enfatizzare il messaggio trasmesso dai personaggi protagonisti la tela, così come accade per l’appunto nella "Diana cacciatrice" della Fondazione Sorgente Group. Una delle massime espressioni dell’amore per questo animale è magnificamente palesato nel "Ritratto del mastino Aldrovandi", databile al 1625, ed oggi conservato nella collezione della Norton Simon Musum of Art di Pasadena in California. In questa magistrale opera il cane, raffigurato nella sua interezza, domina l’intera composizione e viene ripreso da un punto ribassato. Questo accorgimento prospettico, probabilmente derivato dall’esigenza di collocare il quadro in una posizione rialzata, consentì al pittore di conferire al mastino un’imponenza e una monumentalità che certamente avrebbe perso se raffigurato con un punto di presa differente. Il collare in cuoio finemente lavorato reca distintamente lo stemma araldico della famiglia Aldrovandi, così come il castello che appare sullo sfondo può essere interpretato come un ulteriore riferimento al casato e probabile dimora del conte Filippo uno dei principali protettori del Guercino. Il maestro volle così rendere onore al suo committente ed eseguì il ritratto di questo superbo mastino conferendogli una forza ed un orgoglio che contrastano armoniosamente con la classicità idealizzata del paesaggio sullo sfondo.
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