I mille volti di Matilde immagini di un mito nei secoli
Autore/i | Paolo Golinelli | ||
Editore | Federico Motta Editore | Luogo | Milano |
Anno | 2004 | Pagine | 224 |
Dimensioni | 23x30 (cm) | Illustrazioni | 70 ill e tavv. colori, 75 ill e tavv. bn n.t. - colors and b/w ills |
Legatura | cart. edit. con sovracc. ill. colori - Hardcover with dustjacket | Conservazione | Usato ottime condizioni - used very good |
Lingua | Italiano - Italian text | Peso | 1900 (gr) |
ISBN | 8871794206 | EAN-13 | 9788871794204 |
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Grazie ad una decennale ricerca da parte di uno dei maggiori studiosi di Matilde di Canossa, il volume presenta, per la prima volta, attraverso le immagini, un repertorio pressoché completo dell'iconografia matildica dal XII al XIX secolo.
Matilde di Canossa (1046-1115) è l'unica donna la cui fama abbia percorso quasi un millennio di storia italiana ed europea. Protagonista di un momento cruciale della storia del Medioevo, lo scontro tra il papato e l'impero, fu oggetto di esaltazione e denigrazione, simbolo della libertà della Chiesa, così come dell'umiliazione dell'autorità imperiale.
Il lettore è così condotto attraverso le tante immagini medievali attribuite a Matilde.
Con il Quattro-Cinquecento a Matilde fanno riferimento importanti dinastie dell'Italia padana, che la vogliono come progenitrice o a lei fanno risalire il loro potere, sia per dare lustro alla loro progenie (Estensi, Malaspina), sia per legittimare il loro dominio (Pico, Bentivoglio).
Contemporaneamente nasce e si sviluppa il mito di Matilde guerriera, protettrice della Chiesa e del papato, che verrà naturalmente enfatizzato nel periodo della Riforma cattolica.
Accanto alle citazione di alcuni poeti del Rinascimento (Machiavelli, Ariosto, Tasso), a raffigurarla si dedicarono, soprattutto in Vaticano, alcuni tra i nostri maggiori pittori: Raffaello nella Stanza dell'Incendio; Perugino ne fece un tondo sul soffitto della medesima stanza; Federico Zuccari realizzò l'affresco del perdono di Gregorio VII a Enrico IV nella Sala Regia; mentre a Parma la raffigurava il Parmigianino e a Verona Orazio Farinati.
Il Seicento, con il trasferimento del corpo di Matilde a Roma, è il secolo della maggiore gloria di Matilde: ne sono esempi illustri il monumento tombale in San Pietro, di Gian Lorenzo Bernini; la stanza di Matilde di Gianfrancesco Romanelli e i coevi bellissimi Arazzi Barberini, due dei quali specifici su Matilde.
L'immagine di Matilde attraversa così il Settecento e giunge alle soglie del periodo risorgimentale, connotandosi come simbolo di neoguelfismo e dell'alleanza italo-francese nella biografia di Amédée Renée (1859) che si apriva con un ritratto di Matilde di Canossa da parte della principessa Matilde Bonaparte.
La famosa frase di Bismarck "Ma noi non adremo a Canossa!", del 1872, è indice di una presenza dell'evento "Canossa" anche nella cultura comune della Germania del tempo e insieme momento di diffusione a livello generale di quella memoria storica. Ne deriva una molteplicità di raffigurazioni dell'incontro di Canossa, che si differenziano rappresentando in Italia il perdono del papa all'imperatore, in Germania invece l'umiliazione di un imperatore sdegnoso, sotto gli occhi vigili, ma lontani, di Matilde di Canossa.
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