Il Colore nel Medioevo Arte, Simbolo, Tecnica
Autore/i | a cura di Paola Antonella Andreuccetti, Iacopo Lazzareschi Cervelli | ||
Editore | Istituto Storico Lucchese | Luogo | Lucca |
Anno | 2009 | Pagine | 184 |
Dimensioni | 17x24 (cm) | Illustrazioni | ill. a colori e b/n f.t. - colors and b/w ills |
Legatura | bross con sovracc. ill. colori - papaerback with dustjacket | Conservazione | Nuovo - New |
Lingua | Italiano - Italian text | Peso | 1500 (gr) |
ISBN | N/D - N/A | EAN-13 | N/D - N/A |
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Pietra e colore: conoscenza, conservazione e restauro della policromia
(Collana di studi sul colore 4).
Atti Giornate di Studi, Lucca, 22-23-24 Novembre 2007
Comitato scientifico: Enrico Castelnuovo, Théo-Antoine Hermanès, Michel Pastoureau, Max Seidel, Romano Silva.
Co-editori: Opificio delle Pietre Dure, Centro Italiano Opere Lapidee «Pietra e Colore».
La collana di studi su “Il Colore nel Medioevo” ideata e diretta da Romano Silva ed Enrico Castelnuovo arriva così al quarto volume. I saggi contenuti in questo nuovo libro curato da Paola Antonella Andreuccetti e Iacopo Lazzareschi Cervelli dedicati in particolare alla scultura policroma lapidea offrono un’ampia panoramica delle ultime scoperte del settore frutto del restauro di monumenti e opere italiane e straniere.
Gli studi degli ultimi trenta anni hanno permesso di ricostruire un Medioevo dai colori decisamente sgargianti. Grazie all’evoluzione delle tecnologie e del restauro delle opere d’arte è stato possibile farsi un idea di quanto fosse esteso l’uso di dipingere con colori squillanti la scultura in pietra e persino intere architetture con risultati che oggi riterremmo azzardati se non di cattivo gusto. Sculture sacre e profane in marmo e pietra avevano il loro completamento per mano del pittore.
Questa pratica non fu inventata nel medioevo bensì ereditata dal mondo antico dove era ampiamente diffusa, solamente con Rinascimento la monocromia e i materiali lapidei a vista presero il sopravvento nel gusto comune degli artisti tanto che le sculture policrome più antiche furono spesso grattate e lavate per aggiornare l’aspetto ai canoni della moda vigente. Solamente la stratigrafia e le analisi microscopiche consentono oggi di farci un’idea del loro aspetto originario. (T-CA)
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