Jean-Michel Basquiat Fantasmi da scacciare
Autore/i | a cura di Olivier Berggruen | ||
Editore | Skira | Luogo | Milano |
Anno | 2008 | Pagine | 144 |
Dimensioni | 24x29 (cm) | Illustrazioni | 49 ill. a colori e 5 b/n n.t. - colors and b/w ills |
Legatura | bross.ill colori con alette - paperback illustrated | Conservazione | Nuovo - New |
Lingua | Italiano/Inglese - Italian/English Text | Peso | 1200 (gr) |
ISBN | 8861309463 | EAN-13 | 9788861309463 |
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Roma, Fondazione Memmo, Palazzo Ruspoli 2 ottobre 2008 – 1 febbraio 2009.
Il catalogo, realizzato per la mostra romana, presenta più di 40 opere provenienti da Germania, Belgio, Francia, Italia, Austria, Svizzera e Stati Uniti, tra cui alcune realizzate in collaborazione con Andy Warhol e Francesco Clemente, oltre 10 opere presentate per la prima volta al pubblico, e 5 fotografie inedite di Michael Halsband.
Il volume comprende un insieme rappresentativo di opere incentrate soprattutto sulla visione frammentata che l’artista aveva del corpo umano. Dalla fine degli anni settanta quando si firmava con l’acronimo SAMO “SAMe Old Shit” (letteralmente la solita vecchia merda) fino alla precoce morte nel 1988, Basquiat dipinse soggetti che affermavano il carattere precario dell’esperienza urbana: corpi scheletrici, figure nere, immagini che affondano le radici nel paesaggio della sua giovinezza (auto, aerei, grattacieli, poliziotti, giochi infantili, cartoni animati e fumetti, graffiti, saturazione di simboli come © o la corona), a cui sarebbero seguite poco dopo composizioni più dense realizzate su tele collocate su rudimentali telai visibili. Il corpo, costantemente evocato, si trasforma in una idea, una traccia di una presenza spettrale che si trasmette attraverso l’energia fisica che caratterizza l’artista. L’immagine del “corpo” si presenta inizialmente come quella dell’artista stesso, sotto varie sembianze e in termini anatomici. Successivamente si può intendere come “corpo scenico”, o “corpo recitante”: il cosiddetto “graffitismo”. Si osserva anche nel suo interesse per le immagini di grandi musicisti e sportivi: non si tratta solo della loro “fama”, ma della capacità di trasmettere qualcosa di spontaneo, che al tempo stesso risulta sublime. (T-CA)
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