Medardo Rosso Le origini della scultura moderna
Autore/i | Caramel Luciano | ||
Editore | Skira | Luogo | Milano |
Anno | 2004 | Pagine | 256 |
Dimensioni | 24X29 (cm) | Illustrazioni | 87 ill. colori, 58 ill b/n n.t. |
Legatura | bross. ill. a colori | Conservazione | |
Lingua | Peso | 2000 (gr) | |
ISBN | 888491907X | EAN-13 | 9788884919076 |
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(Arte Moderna Cataloghi).
Mart, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto 28 maggio – 22 agosto 2004
GAM, Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino 9 settembre – 28 novembre 2004
A venticinque anni dall’ultima retrospettiva dedicata a Medardo Rosso, la monografia – che accompagna l’eccezionale esposizione curata da Luciano Caramel, con la direzione progettuale di Gabriella Belli e Pier Giovanni Castagnoli – costituisce un’importante occasione per rileggere la figura e l’opera di Medardo e per riportare l’attenzione sul grande scultore, tracciando un bilancio degli studi intorno alla sua opera, e presentando alcuni lavori inediti, legati a ricerche e scoperte degli ultimi anni.
Medardo Rosso. Le origini della scultura moderna già nel titolo esplicita la forza dirompente e la spinta “rivoluzionaria” del grande artista che, nell’Italia di fine Ottocento, seppe innovare profondamente la scultura, divenendo un “caso” per i contemporanei a livello internazionale e suscitando tutt’oggi numerosi interrogativi interpretativi: il “Cézanne” della scultura – si potrebbe dire – per la capacità che ebbe di forzare il linguaggio scultoreo, così come il pittore francese faceva con la prospettiva.
Un’incredibile selezione di opere di Medardo Rosso provenienti più importanti musei del mondo (molte delle quali esposte per la prima volta in Italia) documentano l’intero iter creativo dell’artista dalla sua prima scultura, El Looch del 1880 circa (eccezionalmente nella sua versione originaria, finora inedita) fino all’ultimo lavoro, quell’Ecce Puer del 1906 che pone anche la questione di un possibile avvicinamento del grande scultore al Simbolismo.
Attraverso circa sessanta sculture di Medardo, una decina di suoi lavori grafici, una ventina di fotografie e un nucleo di opere di grandi maestri che furono in rapporto con l’artista o da lui influenzati (da Rodin a Picasso, da Brancusi a Matisse e Boccioni), viene evidenziato il complesso intreccio degli apporti che contribuirono alla maturazione dell’artista – da quelli formali degli scapigliati a quelli ideologici della “seconda scapigliatura”, fino agli apporti scientifici del positivismo – portandolo a quella fusione, a quel tutt’uno di materia e atmosfera che si può ammirare in opere come La Portinaia (1883-1884), in cui Medardo mette in discussione gli statuti della scultura, in cui – attraverso l’interazione di oggetto e spazio e la vibrazione dei piani alla luce – fa “dimenticare la materia”.
Tra i tanti, assoluti capolavori si possono ricordare la cera, legata alla primo periodo di Rosso, raffigurante l’Aetas aurea (1886), la straordinaria Bambina che ride (1889-1890), il bellissimo Uomo che legge del 1894 (una delle ultime cere di Medardo) e la bellissima Conversazione in giardino del 1896, uno dei suoi capolavori en plein air.
“Medardo Rosso – scrisse Enrico Prampolini, recensendo la quadriennale romana che presentava una retrospettiva sull’artista, a tre anni dalla sua morte – non solo dischiuse un nuovo orizzonte al la scultura, ma spezzò l’incanto della plastica tradizionale e le sue leggi – cioè la forma e il volume, la materia e la statica – per avventurarsi nei regni inesplorati della luce e dello spazio, dell’atmosfera e dell’ambiente”.
Parole che restano attuali per definire la modernità di Rosso, la sua dimensione internazionale, il suo ruolo chiave nell’avvento dell’arte moderna.
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