Santa Maria del Fiore Il Duomo di Firenze e la Vergine incinta
Autore/i | Irving Lavin | ||
Editore | Donzelli Editore | Luogo | Roma |
Anno | 1999 | Pagine | 74 |
Dimensioni | 16x22 (cm) | Illustrazioni | 66 ill. a colori e b/n n.t. - colors and b/w ills |
Legatura | cart. edit. con sovracc. ill. colori - Hardcover with dustjacket | Conservazione | Nuovo - New |
Lingua | Italiano - Italian text | Peso | 600 (gr) |
ISBN | 8879894854 | EAN-13 | 9788879894852 |
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(Saggi Arti e lettere).
Traduzione di Silvia Panichi.
Quali sono le intenzioni celebrative, i significati progettuali, le valenze simboliche che si nascondono dietro la fabbrica del Duomo di Firenze? Che cosa portò i fiorentini, nel corso di un secolo e mezzo, dalla fine del Duecento a metà del Quattrocento, a porre mano a quella che fu a quel tempo la più grande chiesa della cristianità? Perché se ne cambiò la dedica originaria a Santa Reparata, scegliendo di porre al centro la figura della Vergine nell'atto di apprendere la notizia della sua futura, divina maternità?
Se da un lato è evidente il parallelo con l'altro grande edificio dedicato a Maria dalla vicina e rivale Siena, altrettanto chiaro è l'intento di differenziare il progetto fiorentino dai modelli già esistenti, facendone una summa dei luoghi simbolici cruciali dell'universo cristiano. È un progetto che si manifesta innanzitutto nella forma architettonica. Il Duomo di Firenze si propone di realizzare la fusione tra i due modelli della tradizione cristiana: la pianta a croce latina e quella a forma ottagonale. Nel progetto di Arnolfo di Cambio, il rapporto tra il preesistente Battistero ottagonale, situato sulla piazza di fronte alla facciata, e il corpo rettangolare della navata trova il suo corrispettivo speculare e simmetrico nella pianta ottagonale del coro. Battistero, navata e coro vengono tutti disposti su un unico asse. Proprio a risolvere il problema della copertura della vastissima superficie ottagonale del coro così sarà chiamato il genio di Brunelleschi, con l'arditissima progettazione della cupola. Ma un secondo elemento balza agli occhi; ed è la voluta nudità dell'interno della basilica, a fronte della ricchezza policroma dell'esterno; ancor più, l'assenza o la marginalità di richiami alla Vergine nella iconografia interna. Perché così poche immagini della Madonna, nella più grande chiesa a lei dedicata? Il fatto è che l'intero edificio, nella sua globale monumentalità, è chiamato a evocare il luogo centrale di tutta la dottrina cristiana: il matrimonio mistico tra Dio Padre e la Chiesa, di cui la Madonna è figura e metafora. La compenetrazione tra il rettangolo e l'ottagono, ventre e corona della Vergine incinta, è la geniale soluzione che il Duomo di Firenze si incarica di incarnare.
La penna magistrale di Irving Lavin disvela così la chiave di un programma architettonico e simbolico che fa del Duomo di Firenze uno dei documenti emblematici dell'intera cultura dell'Occidente cristiano. (T-CA)
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