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Spina Storia di una città tra Greci ed Etruschi

Spina Storia di una città tra Greci ed Etruschi
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Ferrara Arte Ferrara
1993 400
23x30 (cm) 199 ill. colori e b/n - colors and b/w ills
bross.ill colori con alette - paperback illustrated Nuovo - New
Italiano - Italian Text   2300 (gr)
8886736002 9788886736008
 

momentaneamente non disponibile

Ferrara, Castello Estense, 26 settembre 1993 - 15 maggio 1994.

Testi di Nereo Alfieri, Stella Patitucci Uggeri e Giovanni Uggeri, Fede Berti, Lucia Vagnetti, Mario Toselli, Lorenzo Braccesi e Alessandra Coppola, Pier Giovanni Guzzo, Giuseppe Sassatelli, Giovanni Colonna, Luigi Malnati, Fernando Rebecchi, Giovanna Bermond Montanari, Piera Saronio, Paola Desantis, Nicoletta Camerin, Alessandra Parrini, Francesca Curti, Caterina Cornelio Cassai, Daniela Locatelli, Silvana Sani.

Per due secoli, il V e il IV a. C., Spina è stata uno dei più importanti porti commerciali del Mediterraneo, rappresentando per quell'epoca ciò che altre città, da ultima Venezia, hanno rappresentato in momenti storici diversi: l'anello di congiunzione tra Occidente e Oriente. Poi, duemila anni fa, dopo una progressiva decadenza, la città scomparve, inghiottita dalle acque.

Di lei tuttavia si continuò a parlare: della sua fondazione dovuta ai discendenti degli Argonauti, della sua potenza marinara, della sua floridezza commerciale, del suo legame strettissimo con il mondo e la cultura greca, documentato sia dalla presenza del Tesoro di Spina a Delfi, sia dal fatto che la mitologia greca ambientò proprio nelle acque dell'Adriatico antistanti Spina miti celebri quali il volo di Icaro e la caduta del carro di Fetonte. Ma ciò di cui si è disputato soprattutto, e per ben duemila anni, è stato del luogo dove sorgeva la città.
Per secoli e secoli infatti l'esatta ubicazione di Spina ha rappresentato un vero e proprio giallo archeologico, la cui soluzione ha appassionato scrittori e studiosi illustri: da Dionigi di Alicarnasso a Plinio il Vecchio, da Giovanni Boccaccio a Filippo Cluverius, fino agli archeologi del primo Novecento. Come spesso succede in archeologia, fu però il caso a risolvere quel mistero. Accadde nel 1922 quando, durante i grandi lavori di bonifica delle Valli di Comacchio, in Valle Trebba venne alla luce un sepolcreto di epoca etrusca.
Gli scavi, in Valle Trebba, iniziarono subito e proseguirono fino al 1935; poi ripresero nel 1954, interessando soprattutto la Valle Pega e in minor misura le valli adiacenti. Ciò che si era venuti dicendo nel corso di due millenni, a proposito di Spina, ha potuto così trovare finalmente riscontro o smentita nella realtà dei fatti e tra questi, in primo luogo, nello straordinario patrimonio di materiali greci ed etruschi di straordinaria bellezza ritrovati nelle oltre quattromila tombe e nella parte dell'abitato scavati a tutt'oggi: ori, argenti, ambre, paste vitree, ceramiche attiche a figure nere e a figure rosse, e ancora bronzi, ceramiche iscrizioni etrusche. Un nucleo ricchissimo di materiali rari e preziosi di cui questa mostra presenta una scelta quanto mai ampia ed esauriente, in parte addirittura inedita. (T-CA).

 
 

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