Teatri Architetture 1980-2005
Autore/i | a cura di Marino Narpozzi | ||
Editore | Federico Motta Editore | Luogo | Milano |
Anno | 2006 | Pagine | 278 |
Dimensioni | 26X30 (cm) | Illustrazioni | 248 ill. colori, 165 ill e tavv. b/n n.t. |
Legatura | cart. edit. con sovracc. ill. colori | Conservazione | Usato Ottime Condizioni - used very good |
Lingua | Italiano - Italian Text | Peso | 2500 (gr) |
ISBN | 8861160107 | EAN-13 | 9788861160101 |
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Il volume dedicato ai Teatri propone attraverso una selezione di edifìci teatrali degli ultimi dieci anni, costruzioni ex novo o rifacimenti, opera di achitetti noti e meno noti, una linea d'indagine che dimostri come ancora oggi l'edificio teatrale è un luogo di cultura e di festa, sintesi di una cultura, di una civilizzazione. Un luogo che attraverso l'articolazione di tutte le sue parti, all'interno come all'esterno, si propone di riassumere le caratteristiche della società in cui è collocato.
Il propone più che una storia del teatro dalle origini ai giorni nostri, un'indagine su alcune tipologie teatrali che, meglio di altre, rappresentano le idee di spazio e di tempo proprie di una determinata società che nel teatro sempre si specchia. Gli edifici teatrali degli ultimi dieci anni,infatti, letti in un contesto culturale più ampio, mostrano come la definizione stessa di questi particolari luoghi e della loro funzione sia, in realtà, un'intersezione complessa di continuità e fratture.
Louis Jouvet mostra ogni teatro come rappresentazione sintetica di una cultura, una civilizzazione: il teatro greco è come una conchiglia disegnata nel terreno dall'onda del mare, il teatro elisabettiano come una barca che ondeggia e scricchiola per i movimenti della gente, il teatro italiano, con i suoi palchi, come un cimitero.
Il libro illustra le genealogie dei teatri contemporanei: dalla sala all'italiana al teatro come monumento urbano. Il teatro dell'opera, che si sviluppa in Italia e in Francia sul finire del Settecento, viene riletto come luogo di libertà e di festa; in esso i palchi sono quasi un prolungamento della casa dove spettatori e attori fanno parte di una medesima rappresentazione, in un continuo mostrare e dissimulare, vedere ed essere visti. La risoluzione del teatro nella città e il teatro macchina, che usa come decorazione la messa in evidenza delle macchine e la loro esaltazione, divengono i simboli dell'avanguardia artistica del Novecento, anche se oggi tendono a convivere e hanno ormai annullato la loro carica eversiva.
La scelta dei teatri proposta tiene conto di queste ramificazioni e analizza non solo i teatri costruiti ex novo ma anche i rifacimenti: dal teatro romano di Sagunto alle recenti realizzazioni della Scala di Milano e la Fenice di Venezia.
Queste opere, progettate da architetti noti e meno noti (Botta, Rossi, Gregotti, Nouvel, Piano, Solà Morales, ecc...), mettono in evidenza la complessità e forse anche la contraddittorietà dell'apparato scenico che si dilata all'esterno attraverso l'esaltazione della torre scenica, mentre all'interno occulta tutte le parti tecniche per ritrovare quel carattere rituale e illusorio che il teatro è ancora in grado di ricreare. (T-CA+)
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