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Luftwaffe La storia delle forze dell'aria tedesche dal primo all'ultimo giorno della seconda guerra mondiale

Luftwaffe La storia delle forze dell'aria tedesche dal primo all'ultimo giorno della seconda guerra mondiale
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Longanesi & C. Milano
1971 614
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La campagna di Polonia, di Norvegia, la battaglia d'Inghilterra, Stalingrado, gli spaventosi attacchi da 4000 metri di quota.

(Il mondo nuovo 94).

Traduzione di Norbert Ivanyi, Giorgio Cuzzelli.

Prefazione Paul Deichmann.

Un quarto d'ora prima dell'inizio della seconda guerra mondiale, la Luftwalte compi il suo primo bombardamento. Obiettivo, il ponte della Vistola a Dirschau. Quelle bombe che venivano dal cielo sarebbero state seguite da un numero spaventoso di altre, di peso diverso, di capacità esplosiva differente, in una catena interminabile di azioni, di missioni e di operazioni. In quell'istante, negli areoporti tedeschi erano pronti 2775 apparecchi, bombardieri, Stuka, ricognitori, caccia eccetera. In Inghilterra ve n'erano 2200, in Francia e in Italia circa 3000, in Polonia 900. Sia pure imponenti, tali cifre non dicono nulla se le confrontiamo con le necessità belliche e gli eventi che seguirono. La verità apparve ben presto: in Europa non esisteva nazione con un'aeronautica adatta a affrontare i suoi compiti. Ripetiamo anche adesso il nome della Luftwaffe con un certo rispetto misto a timore, ma dobbiamo riconoscere che non era preparata alla guerra o almeno agli svolgimenti prevedibili. Basta citare un semplice fatto: trascurando la necessità di difesa, la Luftwaffe aveva sacrificato tutto per scagliarsi all'offensiva. Il successo ottenuto in tutto il mondo da questo volume di Cajus Bekker, considerato ormai un testo essenziale e per il profano e per lo specialista, va ricercato in molti motivi di cui qui elenchiamo soltanto i principali.

Trascuriamo lo stile agile e scorrevole che ci trascina di pagina in pagina fino alla conclusione e diciamo subito che Bekker si presenta anche all'esame più superficiale come un uomo «addentro» ossia un personaggio importante che forse ha adottato un nom de plume per poter dire la verità. Non si tratta dunque di un appassionato studioso ma di una persona competente per ragioni pratiche e indiscutibili, cioè perché ha occupato nella Luftwaffe una posizione chiave per molti anni. In secondo luogo, ha potuto metter mano a archivi segreti e, tirando le sue fila di amicizie o conoscenze di vecchia data, studiare documenti che di solito neppure il più scaltro giornalista riesce a vedere per un istante, cioè il registro dei voli dei vari reparti, il libretto dei voli dei singoli piloti oltre ai piani strategici e tattici di ogni operazione. Ha poi avvicinato, senza provocare diffidenze e ostilità, circa l'ottanta per cento dei sopravvissuti: in questo modo è riuscito a completare la prima storia, allo stesso tempo segreta e ufficiale, della Luftwaffe.

Potremmo fermarci qui, ma dobbiamo accennare al rifiuto assoluto da parte di Bekker di ricorrere alle stesse armi usate non solo dai tedeschi ma anche dai loro avversari per nascondere grosse verità: la campagna polacca non fu affatto una passeggiata per la Luftwaffe, né il salto in Norvegia fu una vincita al lotto. Sappiamo già che la battaglia d'Inghilterra (vedi Dowding e la battaglia d'Inghilterra di Robert Wright, editore Longanesi & C.) era perduta in partenza, e qualcuno di recente ha accennato alla invasione di Creta come a una vittoria di Pirro dei paracadutisti tedeschi, mentre gli stessi assi della Luftwaffe spiegano come in Russia persero compagni, mezzi e speranze. Bekker non trincia mai un giudizio, è informatissimo su tutti i punti che riguardano la guerra nell'aria e le conseguenze in terra, ma ci fa rivivere anche i dissensi fra Rommel e Kesselring per la strategia aerea che ci interessa di più, quella del Mediterraneo, e la lotta disperata dei caccia tedeschi contro l'invasione massiccia dei bombardieri alleati. Quanto all'elemento umano, eroismi e sacrifici sono considerati alla stessa stregua da una parte e dall'altra, con fredda obiettività.


Note alle condizioni del volume

Volume come nuovo, bruniture del tempo. (T-CA)

 
 

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