Ottocento Veneto Il trionfo del colore
Autore/i | A cura di Giuseppe Pavanello e Nico Stringa | ||
Editore | Canova Società Libraria Editrice | Luogo | Treviso |
Anno | 2004 | Pagine | 434 |
Dimensioni | 24X29 (cm) | Illustrazioni | 19 fig. num. a colori n.t., 108 ill. a colori num. n.t. |
Legatura | Cart. edit. ill. | Conservazione | |
Lingua | Peso | 2350 (gr) | |
ISBN | 8884091160 | EAN-13 | 9788884091161 |
momentaneamente non disponibile
Treviso, Casa dei Carraresi, 15 ottobre 2004 - 27 febbraio 2005.
L’esposizione, che presenta ben 108 opere, compre la storia della pittura veneta dal 1845 fino ai primissimi anni del ‘900 seguendo un percorso che è tematico e storico allo stesso tempo: attraverso una articolazione tematica si può osservare come la pittura veneta abbandoni progressivamente il tardo romanticismo e si avvicini al verismo e alle prime istanze simboliste.
La prima sezione, dedicata al ritratto, presenta alcuni nomi legati alla scuola romantica come Michelangelo Grigoletti con La nobile Isabella Fossati con la figlia Maria Clorinda , il genero, le nipoti (1830) o Placido Fabris con Ritratto di Gaspare Craglietto (1834),affiancati da autori realisti come Giacomo Favretto e Luigi Nono.
Molto interessante è la seconda sezione dedicata alla figura dell’artista nello studio: oltre a celebri opere come La lezione di anatomia (1873) e La moglie gelosa (1873) di Giacomo Favretto, sono state esposte delle tele molto particolari come Favretto in costume di Otello (1871) di Luigi Nono che testimonia l’amicizia tra i due pitture e la frequentazione dell’atelier di Pompeo Marino Molmenti. Sono visibili anche alcune tavolozze di Favretto e Nono, in particolare Favretto,sulla scatola dei suoi colori, ha dipinto un bozzetto per il Liston Antico, una delle sue ultime opere.
La sezione dedicata alla veduta, come quella del ritratto, permette di osservare concretamente come l’attenzione dei pittori veneziani, a partire dal anni ’50, si orienti sempre di più verso una ricerca cromatica nuova e una resa realistica . Oltre a tre dipinti di Ippolito Caffi, si trovano opere dei meno noti Luigi Querena o Domenico Bresolin.Una sezione a parte è dedicata a Guglielmo Ciardi, Luigi Nono e Giacomo Favretto, maestri del realismo. Di Ciardi si è cercato di evidenziare l’attenzione da lui posta nello studio della luce e dei colori al variare delle stagioni e così abbiamo un Sole d’autunno (1891) o Una giornata di novembre (1869). Favretto è qui presente con le sue opere più famose come Il sorcio (1878) o In attesa degli sposi (1879), mentre la scelta fatta per i quadri di Nono permette di vedere alcuni dei quadri dedicati a Chioggia : Passeggiata a Chioggia (1881), il Refugium Peccatorum (1883) e Mater Dolorosa (1885), alla triade manca solo L’ave Maria, purtroppo non esposta. Le ultime due sezioni sono dedicate alla vita quotidiana e a Venezia. Troviamo la vita famigliare delle classi meno agiate (Pappa al fogo di Noè Bordignon , 1895); il vizio del gioco (Il baro di Vittorio Bressanin,1901 ); la vita del mercato(Mercato di campo san Polo a Venezia di Favretto,1883); il lavoro dei campi con la bella Contadina bellunese di Luigi Nono (1897).
L’ultima sezione è un omaggio a Venezia fatto da quegli artisti che vi sono nati, vi hanno operato e l’hanno ritratta nei suoi luoghi più simbolici (Le zattere di Pietro Fragiacomo, 1880), durante le feste più caratteristiche (Regata veneziana di Egisto Lancerotto 1887), o ne hanno saputo cogliere le suggestioni simboliste (Ettore Tito, Luglio 1893 – 1894).
La mostra, proprio nel suo alternare nomi noti a nomi poco conosciuti, è particolarmente bella e si può dire che i due curatori hanno fatto un gran bel lavoro, tenendo conto della difficoltà nel reperire alcuni dipinti che provengono da collezioni private. I pannelli informativi sono chiari ed essenziali, il percorso è ben organizzato, anche il catalogo (edito da Canova) è molto curato e premette quattro saggi di grande interesse culturale. Certamente è una mostra voluta e fatta con il cuore che non è stata concepita solo come un’attrattiva turistica, ma come un vero evento intellettuale.
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