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Antonio Fontanesi e la Ricci Oddi 100 opere di un maestro dell'800 e dei suoi allievi

Antonio Fontanesi e la Ricci Oddi 100 opere di un maestro dell'800 e dei suoi allievi
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Electa Milano
1996 126
25x29 (cm) num. ill. e tavv. a colori e b/n. n.t.
bross. ill. a colori
  1500 (gr)
8843557106 9788843557103
 

momentaneamente non disponibile

Piacenza, Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi, Sala degli Amici dell'Arte, 13 aprile - 16 giugno 1996.

Il volume è il catalogo della mostra tenutasi a Piacenza.

Antonio Fontanesi Frequentò la scuola comunale di Belle Arti a Reggio Emilia, ma non potè portare a termine gli studi perchè per bisogno dovette dedicarsi a lavori di decorazione di vario genere: prospettive architettoniche, vedute pittoresche, fiori. Nel '47 andò a Torino per partecipare volontario alla prima guerra d'indipendenza (1848). Prima ancora che scoppiasse, fu a Genova, poi a Milano (subito dopo le Cinque Giornate). Finita la guerra, emigrò in Svizzera, prima a Lugano, poi a Ginevra, dove acquistò una certa notorietà con dipinti, acqueforti e litografie nel gusto del Calame. Dal '50 al '65 rimase a Ginevra, salvo qualche viaggio a Parigi (1855) e nel Delfinato (1858), dove si poteva incontrare con un artista al quale si sentiva particolarmente legato per affinità di interessi e di temperamento, Ravier. Nel '61 espose vari lavori a Parigi; quindi, con vivo successo, a Firenze, dove conobbe i Macchiaioli, senza subirne particolari conseguenze. Nel '65 si trasferì a Londra; qui eseguì eliografie e acqueforti. Di ritorno (1867) si stabilì a Firenze, prima nello studio di Banti, poi per proprio conto. Nel '68 fu nominato direttore dell'Accademia di Lucca, dove rimase solo un anno perchè dovette trasferirsi a Torino, titolare della cattedra di paesaggio all'Accademia Albertina. Vi rimase, amatissimo dai suoi allievi, fino al '76, quando accettò di recarsi a Tokio come insegnante di pittura in quell'Accademia di Belle Arti. Malato di idropisia, ritornò a Torino nel '78 e riprese all'Accademia il suo posto, che mantenne fino alla morte. Tutte le più importanti gallerie di arte moderna del mondo posseggono opere sue (centinaia sono in quella di Torino: lascito Camerana). Nel 1932 si tenne a Torino (con più di quattrocento opere) una mostra che lo confermò il maggiore tra i pittori romantici di paesaggio. Memorabile fu anche quella del 1901 allestita dalla Biennale di Venezia.

 
 

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