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Bernardo Buontalenti

Bernardo Buontalenti
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Electa Milano
1996 330
25x29 (cm) 525 ill. b/n num. n.t.
cart. edit. con sovracc. ill. e cofanetto Usato ottime condizioni - used very good
Italiano - Italian text   2500 (gr)
8843546600 9788843546602
 

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(Architettura e architetti classici). 

Esiste una definizione rapida e significativa dell'opera di Bernardo Buontalenti?Chi è il Buontalenti, qual è il problema che la sua opera pone, che ruolo ha nella storia dell'architettura? Solo uno studio completo e sistematico permette di rispondere a queste semplici domande, ma finora tale studio non esisteva, non esisteva una monografia sul Buontalenti. A ciò ha posto rimedio Amelio Fara, studioso che da quasi vent'anni si occupa dell'architetto fiorentino.
Architetto militare, ideatore di apparati scenici e di arredi, architetto nel senso più esteso (e rinascimentale) del termine,Buontalenti, grazie ai suoi lunghi anni di servizio presso la corte medicea, attraversa e costruisce con le sue numerosissime opere la storia del principato fiorentino del secondo Cinquecento. Ricordiamone alcune: la villa di Pratolino, l'ingrandimento e la fortificazione di Livorno, l'altare in SantaTrinita, gli apparati per il teatro mediceo degli Uffizi, il Casino di San Marco a Firenze, la cappella dei Principi, i progetti per la nuova facciata del Duomo ancora a Firenze...Buontalenti è quindi prima di tutto un architetto polimorfo, la cui opera si estende da un altare a un'intera città e chiede quindi di essere criticamente riunificata.Dire che il suo incarico a corte lo portava necessariamente a tale versatilità non è che una soluzione tautologica a un problema che ha ben altro spessore (basti pensare alla difficoltà di cogliere i legami tra architettura militare e civile, una scommessa che impegna tuttora gli storici dell'architettura e che è tornata recentemente alla ribalta negli studi su Francesco di Giorgio Martini).
Fara divide il suo Buontalenti in tre parti, separando l'"Ingegneria e urbanistica militare" (vien però da domandarsi cosa sia mai l'urbanistica militare) dalle altre opere che vengono distinte cronologicamente in due periodi: dal 1550 al 1584 ("Architetture come preparazioni a grandi imprese") e dal 1584 al 1607, l'anno precedente la morte del Buontalenti ("Disegno di grandi imprese e architetture"). Un percorso cronologico ben si addice al tipo di esame cui Fara sottopone l'opera del Buontalenti. Il suo studio ci sembra infatti soprattutto una cronaca dei progetti e dei lavori dell'architetto, una lodevole raccolta di documenti, immagini e disegni dove però manca un'interpretazione del materiale messo a disposizione.
Un dato ci sembra particolarmente significativo: delle ben 525 illustrazioni del testo forse poco più di una decina riguardano opere non buontalentiane, così che nessun rapporto evidente si stabilisce tra queste opere e quelle contemporanee, o del passato, permettendone almeno una prima valutazione critica.Ma anche accettando questa impostazione francamente non si capisce perché il 1584 costituirebbe un momento di svolta decisivo all'interno della sua opera.Il disegno della città di Livorno, la villa e il giardino di Pratolino, la porta delle Suppliche, sembrano tutt'altro che "preparazioni" a qualcosa, sono opere autonome e in sé compiute.Intorno al 1584 Buontalenti intraprende le riflessioni sulla sistemazione della piazza antistante Palazzo Pitti e sicuramente raggiunge qui una delle sue elaborazioni più interessanti, ma l'interesse sta proprio nell'antologia di soluzioni ed elementi che si ritrovano in opere precedenti e di ambito assai diverso come l'allestimento per il battesimo del principe Filippo nel battistero di San Giovanni (1577) o la scalinata dell'altare in Santa Trinita (1574).
Né la biografia dell'architetto n‚ la storia dei suoi tempi fanno di quella data una pietra miliare della sua carriera o del suo modo di fare architettura: il sodalizio che ha legato Buontalenti a Francesco I si interrompe solo alla morte di questi, nel 1587; il suo primo viaggio a Roma è del 1557; quello in Spagna del 1562.
L'interesse di Amelio Fara per il Buontalenti nasce certamente dagli studi di architettura militare (ricordiamo, ad esempio, il suo saggio La città da guerra,Einaudi, 1993), ma in questo volume l'esame delle architetture militari si condensa in poco più di dieci pagine e sembra un sunto del volume precedentemente pubblicato da Fara su questo argomento (Bernardo Buontalenti: l'architettura, la guerra e l'elemento geometrico, Sagep (1988). Nicolas Adams, recensendo quel libro ("Journal of the Society of Architectural Historians", marzo 1991), esprimeva alcune riserve e le obiezioni allora espresse si possono rinnovare a proposito di questo volume.Problemi quali il rapporto con l'architettura di Michelangelo, la definizione del peso reale che ebbero nelle opere del Buontalenti le sue conoscenze teoriche (da Euclide a Galasso Alghisi), restano quesiti enunciati ma non risolti.
 
 

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