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Gli Strozzi a Roma Mecenati e collezionisti nel Sei e Settecento

Gli Strozzi a Roma Mecenati e collezionisti nel Sei e Settecento
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Editore Colombo Roma
2004 310
25x30 (cm) 239 ill. colori e b/n. n-t - colors and b/w ills
tela ed. sovracc. ill. colori - hardcover dustjacket Usato buone condizioni- Used Good
Italiano - Italian Text   2600 (gr)
8886359535 9788886359535
 

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Presentazione di Antonio Martini.

Il libro è dedicato alla storia della nobile famiglia fiorentina degli Strozzi nel periodo della loro residenza romana e alle notevoli collezioni da essa assemblate nel corso del Sei e Settecento. Le vicende di queste collezioni vengono ricostruite dall’autrice sulla base di una ricerca documentaria vastissima e meticolosa, da cui emerge da una parte la difficoltà di leggere con chiarezza alcuni degli aspetti che oggi generalmente catalizzano l’attenzione degli storici dell’arte, ossia l’individuazione degli artisti presenti, dall’altra restituisce la vitalità dell’approccio collezionistico nel suo mutare di volta in volta, a seconda dei protagonisti e dei legami creatisi con il contesto culturale in cui queste trasformazioni si andavano maturando, facendo emergere la ricchezza e l’impegno profusi dagli Strozzi, soprattutto da Leone, nella formazione ed incremento di varie tipologie collezionistiche: di antiquaria, naturalistica, di sculture e di dipinti.
 
Il volume della Guerrieri Borsoi prende le mosse dalla storia della famiglia: da Leone, l’iniziatore del ramo romano della stirpe nato nel 1555, fino a Filippo, morto nel 1763, con il quale si conclude il periodo romano degli Strozzi. A Giovan Battista, trasferitosi da Firenze a Roma nel 1632 per assicurarsi l’eredità di Leone, spetta il mecenatismo ancora tutto affidato ad artisti toscani e destinato ad abbellire con dipinti il palazzo di città e la villa di Boschetto. Ma il personaggio più interessante è Leone, nato nel 1657, la cui passione collezionistica si concretizzò nella creazione di un museo che sarà celebrato da Giovan Maria Crescimbeni nella sua Arcadia, come si può leggere nelle pagine presentate in fondo al volume in copia anastatica. I vasti interessi culturali di Leone sono descritti anche attraverso la sua libreria e varie testimonianze del tempo, riferibili alla sua appartenenza all’Accademia della Crusca oltre a quella dell’Arcadia.
 
L’attenzione rivolta dalla studiosa alle proprietà immobiliari che gli Strozzi acquistarono a Roma viene illustrata seguendo le loro operazioni finanziarie ed evidenzia la capacità di investimenti e le cospicue rendite legate alla loro attività di banchieri. Grazie ad esse si andarono formando le diverse collezioni e si commissionarono importanti opere d’arte, come la decorazioni scultorea della cappella familiare in Sant’Andrea della Valle, di cui si rintracciano numerosi pagamenti e su cui l’autrice avanza un’ipotesi di attribuzione a Francesco Borromini per alcuni particolari decorativi.
 
L’edificio più importante acquistato da Leone Strozzi, nel 1619, era la grande villa sul Viminale, poi andata distrutta per far posto al teatro dell’Opera, e in cui furono raccolte le sue cospicue collezioni di scultura antica e moderna fra cui spiccava il San Lorenzo sulla graticola di Gian Lorenzo Bernini. Il palazzo di città è quello oggi occupato in parte dalla fondazione Besso, prospiciente Largo di Torre Argentina: della ricca decorazione a fresco, dei sontuosi arredi, degli arazzi nonché delle sculture e dei dipinti che qui gli Strozzi andarono raccogliendo non si è conservato quasi nulla ma la loro fisionomia ed entità sono ricostruite dalla Guerrieri Borsoi sempre attraverso i documenti. Tra i frammenti di decorazione conservati, quello del soffitto della cosiddetta stanza dei lumaconi riflette uno dei capitoli più ricchi della storia collezionistica della famiglia: il museo scientifico di Leone Strozzi, di cui il libro analizza con passione le vicende, a partire dal nucleo risalente al cavalier Enrico Corvino, splendidamente illustrato da numerose incisioni riprodotte nel testo. Oltre a medaglie, gemme, cammei, conchiglie, metalli e altri naturalia, il museo di Leone era impreziosito da due bellissimi "Libri dei marmi", vere sottili lastre marmoree da sfogliare.
 
Nonostante la mole documentaria indagata dalla studiosa, scarsi sono i dati certi relativamente ai pagamenti e ai nomi degli artisti delle opere scultoree e pittoriche registrate negli inventari. Tra le eccezioni spicca l’individuazione della paternità a Pietro e Gian Lorenzo Bernini per il gruppo di quattro statue con le stagioni, ora nella villa Aldobrandini a Frascati, pagato da Leone Strozzi in due riprese tra 1620 e 1622.
 
I diversi inventari dei quadri passati da una generazione all’altra poco rivelano, come si accennava, dei loro autori a causa della mancanza o approssimazione delle loro descrizioni, non differenziandosi in questo dalla maggior parte degli inventari del tempo. Quello che tuttavia si può leggere, risalendo alla storia familiare tracciata all’inizio del libro e poi ritornando ai nomi degli ultimi protagonisti della storia romana degli Strozzi, è il lento assestamento della famiglia da Firenze a Roma: all’inizio sono i quadri, di autori toscani, a venir spediti da Firenze e poi nel corso del Seicento la quadreria si arricchisce dei protagonisti della scena artistica romana. Ma, davanti alle drammatiche necessità di vendite forzose dei propri beni seguite alle tassazioni imposte alla nobiltà durante la Repubblica romana, i nuclei più preziosi da mettere in salvo a Firenze saranno in primo luogo le gemme e le medaglie, a cui si aggiungeranno i quadri più famosi e le sculture; le vendite però, seguiranno e disperderanno le varie collezioni.
 
 

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