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Il palazzo Schifanoia a Ferrara

Il palazzo Schifanoia a Ferrara
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Franco Cosimo Panini Modena
2007 312+536
27X35 (cm) 189 ill B/N n.t + 303 Tav. Col. N.t.
Ril. Seta titoli in oro Con cofanetto in seta ill. Col. E titoli in oro
  5000 (gr)
8882908585 9788882908584
 

momentaneamente non disponibile

Mirabilia Italia (14).
 
Testo in Italiano e Inglese.
 
"Schivar la noia”. È con questa funzione che alla fine del Trecento, per volere di Alberto V d’Este, viene eretta a Ferrara una residenza destinata allo svago e alla ricreazione dei signori della città. Ampliato nei decenni successivi, il Palazzo Schifanoia viene dotato sotto il governo di Borso d’Este di un grande salone di rappresentanza, il Salone dei Mesi, affrescato tra il 1469 e il 1470 dai grandi maestri dell’Officina ferrarese: Cosmé Tura, rancesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti. Un ciclo che per qualità artistica e ricchezza di riferimenti alla cultura neoplatonica del tempo, resta uno esempi più alti e originali dell’arte rinascimentale italiana. Questo XIV volume della collana “Mirabilia Italia”, pubblicato in occasione della grande mostra che nell’autunno del 2007 celebrerà i fasti della signoria di Borso, illustra e descrive con una capillare campagna fotografica ed esaurienti apparati storico-critici, non solo il celebre ciclo dei Mesi, oggetto di un recente intervento di restauro, ma anche tutti gli ambienti del Palazzo e le numerose opere d’arte conservate nell’illustre dimora.
Il nome di Palazzo Schifanoia, voluto da Alberto V d’Este come luogo dove i signori della città potessero “schivar la noia”, è legato a quello del duca Borso d’Este, grande mecenate, che tra il 1469 e il 1470 commissionò la decorazione del grande salone di rappresentanza noto comeSalone dei Mesi. Qui grandi autori della scuola pittorica sorta intorno alla corte estense diedero vita a un programma decorativo dove la qualità artistica si unisce alla ricchezza e alla profondità dei richiami alla cultura neoplatonica e astrologica, i cui significati hanno costituito per secoli un enigma per gli studiosi, fino a che Aby Warburg nel 1912 non ha iniziato a identificare alcune delle fonti mitiche e simboliche. Immagini di grande fascino, in cui scene di vita cortese, aspetti del mondo contadino e personaggi mitologici convivono fianco a fianco, sovrastati dagli enigmatici Decani, figure astrologiche derivanti da divinità dell’antico Egitto.
Una decorazione complessa ed elegante, che il libro restituisce in tutti i suoi dettagli, compresi i rilievi del portale marmoreo, gli stucchi della Sala della Virtù e le inedite immagini di parti oggi inaccessibili al pubblico. Spiegare e descrivere la complessità della decorazione del palazzo è lo scopo del volume dei testi, aperto da Marco Folin che analizza il rapporto tra il Salone dei Mesi e il suo committente sulla base dei documenti coevi, presentati in appendice al saggio. Carla Di Francesco dedica il suo contributo ai diversi volti e alle diverse funzioni che Palazzo Schifanoia ha assunto nel corso dei secoli, mentre Vincenzo Farinella districa l’intreccio di ruoli tra chi ha commissionato la decorazione, chi l’ha progettata e chi l’ha materialmente realizzata. Un tema, quello dell’iconografia, che torna anche nel saggio di Marco Bertozzi, dedicato agli studi effettuati da Aby Warburg sul Salone dei Mesi, i cui restauri nel corso dei secoli sono al centro del contributo di Jadranka Bentini. Vincenzo Gheroldi si occupa della compresenza di due diverse tecniche pittoriche nel ciclo dei Mesi e delle loro implicazioni sul metodo di lavoro. Gianni Venturi allarga lo sguardo ai giardini e ai palazzi estensi e alla loro presenza nella letteratura degli artisti della corte, Ranieri Varese ricostruisce la storia degli studi delle pitture di Schifanoia e delle pubblicazioni che li hanno documentati. Un percorso di studi e riscoperta che trova il suo culmine nel volume di Mirabilia Italiæ, che presenta non solo gli affreschi del Salone dei Mesi, ma anche i rilievi del portale marmoreo, gli stucchi della Sala delle Virtù e le inedite immagini di parti oggi inaccessibili al pubblico.
 
 

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