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Ori e argenti nelle collezioni del Museo Archeologico di Firenze

Ori e argenti nelle collezioni del Museo Archeologico di Firenze
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Centro Di Firenze
1990 XVI+80
23x31 (cm) 111 ill. colori n.t. - colors ills
tela ed. sovracc. ill. colori - hardcover with dustjacket Usato ottime condizioni
Italiano - Italian text   1500 (gr)
8870381951 9788870381955
35.00 € 15%
29.75 €
 

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(Dall'Antichità al Settecento).

Testi di Benedetta Adembri, Piera Bocci Pacini, Giulio Ciampoltrini, Mario Cygielman, Giandomenico De Tommaso, Adriano Maggiani, Francesco Nicosia, Anna Rastrelli.

La collezione comprende reperti preziosi che provengono da diverse acquisizioni del Museo e che, spesso, hanno subito diversi passaggi di proprietà. È, quindi, molto difficile riuscire a stabilire il luogo di provenienza degli oggetti e la loro datazione. Ci sono anche alcuni reperti provenienti dai fondali marini, come l’anfora d’argento di Porto Baratti, per i quali non è facile, spesso è anzi impossibile, stabilire il contesto di provenienza. Il ventaglio di proposte nel catalogo dimostra la ricchezza dell’arte orafa persistente nei quindici secoli rappresentati, dalla fase orientalizzante al Medioevo.
Alcune delle opere provengono dalle collezioni medicee e lorenesi, trasferite dal 1890 dalla Galleria degli Uffizi al Museo Archeologico Nazionale.

Il museo ha acquisito le collezioni Granducali, provenienti in gran parte da necropoli, che erano state disperse in altri luoghi espositivi o in archivi: sono state perciò oggetto di catalogazione opere con funzione di ornamento personale maschile e femminile, come fibule, collane, corone, bracciali, orecchini, ecc.
Al fine di evitare la spoliazione sistematica delle tombe e, soprattutto, la dispersione e la fusione del materiale prezioso, il duca Pietro Leopoldo (Granduca di Toscana dal 1765 al 1790) aveva promulgato una normativa volta a proteggere e tutelare i ritrovamenti archeologici.

Accanto alle Antiche Collezioni sono state inserite piccole acquisizioni come quella proveniente dall’eredità del Cardinale Leopoldo de’ Medici. Per molti reperti è impossibile ricostruire i luoghi di provenienza, tranne in due casi: il corredo tombale, ritrovato ad Orbetello nel 1820, e quello della necropoli del Portone di Volterra.
Tra i beni esposti al Museo, e rappresentati nel Catalogo, sono molte le opere etrusche. Queste dimostrano la qualità dell’artigianato artistico e delle tecniche utilizzate, in particolare, quella della granulazione, per la quale sulla superficie venivano disposte una serie di microscopiche sfere di modo che esse, d’oro come la base, offrissero una differente finitura che conferisse agli oggetti effetti particolari.

Usato ottime condizioni, lievissimi segni del tempo. (T-CA)

 
 

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