Pablo Echaurren Du champ magnétique Opere /Works 1977-2017
Autore/i | a cura di Raffaella Perna, Kevin Repp | ||
Editore | Silvana Editoriale | Luogo | Milano |
Anno | 2017 | Pagine | 152 |
Dimensioni | 24x29 (cm) | Illustrazioni | 110 ill. a colori e b/n n.t. - colors and b/w ills |
Legatura | brossura olandese - papaerback | Conservazione | Nuovo - New |
Lingua | Italiano/Inglese - Italian/English text | Peso | 1100 (gr) |
ISBN | 8836637000 | EAN-13 | 9788836637003 |
Prezzo | 32.00 € | Sconto | 30% |
Prezzo scontato | 22.40 € |
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Venezia, Scala Contarini del Bovolo, 9 maggio - 15 ottobre 2017.
Sin dagli esordi, tra la fine degli anni sessanta e i primi settanta, Pablo Echaurren manifesta il suo interesse per Marcel Duchamp quando esegue la serie dei cosiddetti “quadratini”, opere fondate sulla miniaturizzazione e la ripetizione del segno, sulla commistione tra fonti alte e basse, sull’intreccio straniante tra parola e immagine.
A distanza di quarant’anni Echaurren torna a riflettere sull’opera duchampiana, realizzando un nuovo ciclo di cinquanta collage dedicati alla Boîte verte (1934), da cui emerge una rilettura del modello più cerebrale e meditata che in passato, sintomo dell’urgenza di riannodare i fili di un dialogo avviato in gioventù e mai interrotto, che oggi ha un’intonazione autobiografica e il carattere di un primo bilancio retrospettivo sul proprio percorso artistico ed esistenziale.
Confrontandosi oggi con l’opera di Duchamp, Echaurren rilegge la sua storia personale, le passioni, le idiosincrasie e le ossessioni di una vita spesa a demistificare il culto dell’arte, intesa come ambito separato dall’esistenza, e i valori di unicità e genialità a essa associati.
Since the beginning of his career between the end of the sixties and the early seventies, Pablo Echaurren made clear his interest in the work of Marcel Duchamp, when he produced the series of so-called quadratini or “little squares”, works based on a miniaturisation and repetition of the sign, on the mingling of highbrow and lowbrow sources, on the disconcerting interweaving of word and image.
Today, at a distance of forty years, Echaurren has gone back to reflecting on Duchamp’s work, creating a new series of fifty collages dedicated to the Boîte verte (The Green Box, 1934). What emerges from them is a more cerebral and considered reinterpretation of the model than in the past, a sign of his pressing need to pick up the threads of a dialogue commenced in his youth and never interrupted; a dialogue that today has an autobiographical tone and the character of a first retrospective stocktaking of the course of his own artistic and existential development.
Taking on the work of Duchamp today, Echaurren re-examines his own, personal story, the passions, idiosyncrasies and obsessions of a life spent demystifying the cult of art, viewed as a realm separate from that of existence, and the values of uniqueness and genius associated with it. (T-CA)
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